domenica 25 giugno 2017

NOTIZIARIO DEL COMPASSO :" In 300 anni una fiaccola della libertà mai spenta".


Ecco il testo dell’allocuzione del 24 giugno 2017del
Gran Maestro Stefano Bisi

Benvenuti carissimi Fratelli, gentili signore, amici che siete arrivati al Vascello anche da molto lontano. Grazie di essere qui con noi per condividere questo compleanno. Ci siamo dimenticati le candeline. Rimediamo con gli accendini o con i telefonini.  Accediamoli tutti insieme.  Accendiamo la grande fiamma della libertà e della solidarietà. 

Ci siamo fatti un regalo Ma ci siamo fatti dei regalo: abbiamo messo a posto il pianterreno del Vascello, che vi invito a visitare. Abbiamo anche riportato alla luce un fondo, il cosiddetto Fondo Lattanzi, che è rappresentato da tante opere uniche di valore massonico. Lo porteremo dal sottoscala e lo faremo salire per mostrarlo a tutti. Per mostrare questo grande grande patrimonio che fu acquistato trenta anni fa dal Gran Maestro Armandino Corona.  E poi ci siamo fatti anche un altro regalo oggi: anche questo un dono molto atteso. Ce l’abbiamo fatta .

 Sono i fascicoli che ci vennero sequestrati nel 1992 da pubblico ministero Agostino Cordova. Sono qui. Questi sono il frutto della libertà, di noi,  alfieri della libertà. Nel  1992 qui vennero a sequestrare queste carte, come pure effettuarono sequestri nelle case dei nostri fratelli in giro per l’Italia. Nottetempo  vennero svegliati dalle forze dell’ordine. Qualche giorno fa mi ha detto un vecchio fratello “il tempo è galantuomo”. Non è vero. Il tempo non è galantuomo o quanto meno non è galantuomo per tutti. 

Alcuni di quei fratelli che quella notte vennero svegliati dalle forze dell’ordine sono passati all’Oriente Eterno e non avranno la soddisfazione di riprendersi i documenti che erano loro e che vennero ingiustamente sequestrati da quel pubblico ministero. E alla fine,  quell’inchiesta, ricordiamo ancora, era il 3 luglio del 2000 finì con un’archiviazione. Ci siamo fatti quindi questo regalo e oggi più che mai brilla la fiaccola della Libertà, noi la teniamo sempre accesa, anche in questo periodo in cui ci sono assalti,  da parte dei nuovi barbari oppositori del libero pensiero, beceri e pericolosi populisti,  falsi democratici, doppio-garantisti, e ci attaccano coloro che chinano le teste e le loro coscienze cercando di costruire dei mostri che non esistono. Questi uomini e donne che pensano di colpirci guardano con le false lenti del pregiudizio ed agiscono in modo ipocrita e violentemente discriminatorio nei confronti di una Comunione che difende da sempre, dalla sua nascita, i valori fondamentali dell’uomo la  Tolleranza, la Solidarietà, la Fratellanza, l’Uguaglianza. Ma i nostri labari garriscono al  vento. Durante gli interventi guardavo il labaro che da oggi è sul tetto del Vascello. Guardavo con commozione ed emozione anche questo labaro, antico, intriso delle lacrime dei nostri fratelli che sono di gioia e di dolore.  Perché in questi secoli ne abbiamo passate di tutti i colori. Ma noi ci siamo, ci siamo ancora con il nostro labaro e con il nostro nome che non è cambiato. Noi ci chiamiamo sempre Grande Oriente d’Italia. Altri  che vogliono colpirci hanno dovuto cambiare nome, cognome, dna per dimostrarci chi sono, per poter esserci. Noi ci siamo anche perché siamo stati capaci in questi secoli anche di fare autocritica quando abbiamo sbagliato, bisognerebbe che anche altri capissero che è necessario fare autocritica. E noi oggi siamo qui, insieme a tanti fratelli venuti da lontano, a tanti amici, che liberi muratori non sono,  siamo qui  per ricordare le nostre forti radici, le nostre solide radici che ci hanno permesso nel tempo di dar vita a rivoluzioni hanno travolto regimi illiberali, aiutando e favorendo il progresso tecnologico e cercando sempre ed ovunque di elevare l’Uomo e migliorare l’Umanita’.

Ma qualcosa negli ultimi tempi sta accadendo in Italia che non ci piace,  perché l’abbiamo già visto, letto sui libri e lo abbiamo appreso da testimoni, che hanno vissuto momenti terribili. C’è qualcuno, anzi più di uno che, nascondendosi dietro la facile bandiera dell’Antimafia ed argomentando assurdi accostamenti e teoremi, vuole servirsi della Libera Muratoria come capro espiatorio dei problemi del mondo.

Prima hanno mandato tredici finanzieri a in questa sala, il primo marzo, quel labaro nell’angolo ci sosteneva, ci confortava. Era la nostra storia che ci confortava. Hanno violato, secondo noi, la legge. Adesso c’è chi pensa di andare oltre, che si è messo in testa l’ambizione di marchiare i liberi muratori e di ripetere le “gesta” di un “gentiluomo” che si chiamava Benito Mussolini. Ma lo dico oggi, nella festa di compleanno della Massoneria, e senza giri di parole, lo dico in in modo diretto. Noi liberi muratori siamo buoni, i liberi muratori sono buoni. Amano anche la loro patria, amano i diritti che questa patria concede. E reagiremo e stiamo reagendo con la legge in mano per difendere il libero associazionismo. Noi siamo alfieri delle libertà. 
Noi siamo alfieri delle libertà di tutti i cittadini. A chi sta a cuore la libertà di tutti ricordo che quando si comincia a perseguitare la Libera Muratoria suona un campanello d’allarme. Lo capì Antonio Gramsci nell’unico intervento che fece alla Camera, quando intervenne per difendere la Massoneria, lui che non era massone, per difenderla da una legge che stava per essere approvata. Una legge che venne approvata. Ed ebbe ragione. Di lì a poco morì la libertà di tutti. E a chi oggi presenta proposte di legge liberticide consiglio, se mi è permesso di dare un consiglio, di rileggersi la Costituzione della Repubblica italiana, in particolare gli articoli 2 e 18. Di quella costituzione che è il testamento spirituale di centomila morti, come disse Piero Calamandrei. Il 4 novembre siamo andati alle urne per votare si e votare no. 
Non mi ha appassionato quel dibattito. Sarebbe stata invece quella l’occasione per riflettere sulla Costituzione, per adattarla ai tempi che cambiano e allora dico a chi ha scritto quelle proposte di legge.  Se oggi hanno la libertà di dire, di scrivere, lo si deve a tanti che hanno combattuto per la libertà, perché questa nostra  nazione chiamata Italia fosse una, che ci fosse un parlamento che rispettasse il principio della divisione dei poteri.
Per un verso i liberi muratori del Grande Oriente d’Italia si sarebbero aspettati  di essere considerati, per quanto abbiamo fatto per questa  patria, in occasione del  Risorgimento ma anche durante la  ricostruzione, e la nascita della Repubblica. Un nostro fratello Meuccio Ruini contribuì a scrivere la Costituzione e un altro fratello  Paolo Paschetto, valdese di Torre Pellice, disegnò addirittura l’emblema della Repubblica italiana. E noi oggi dobbiamo difenderci  dagli attacchi di è chiamato a rappresentare la Repubblica italiana. E’ questa l’aberrazione. E’ questo il contro senso.
Com’è possibile che ci siano uomini che si divertono a giocare con il cuore e l’anima di migliaia di altri uomini, siamo 23 mila. Questa è una strada senza via d’uscita. E chi ha un odore stantio, questo si di democrazie illiberali, questo è l’odore stantio. L’odore stantio di pensieri fritti e rifritti. Non è l’odore stantio della Libera Muratoria. La Libera Muratoria profuma, profuma  di libertà, di tolleranza, di uguaglianza, di solidarietà. E noi non ci stiamo a essere in difesa, arroccati. Chi ha la passione del calcio come me, ricorderà un vecchio allenatore, Nereo Rocco, che quando allenava squadre piccole, deboli, si arroccava in difesa, faceva il catenaccio e quando poi quando ha avuto squadre importanti è andato anche all’attacco. A noi non piace il catenaccio.  Noi ci piace un altro metodo, quello ad esempio di  Arrigo Sacchi: la ripartenza. Noi da questo evento, da questo fatto del primo marzo, da questo furto di libertà ai danni del Grande Oriente d’Italia, noi ripartiamo, ci rilanciamo. I fratelli sono più uniti, più attivi , più coesi. Noi, cara la nostra Italia, siamo cittadini del mondo ma non di un mondo di cimeli, di oggetti del passato da esibire. I nostri simboli e gli strumenti che usiamo non hanno perso il loro immenso valore costruttivo e spirituale. I ponti e le opere che abbiamo fatto non cadono. Sono indistruttibili. Vorrebbero metterci in una trappola. Pensano che noi vestiti un po’ alla garibaldina con i nostri labari, i nostri grembiuli, pensano che  saremo spazzati via dalla corrente, dal conformismo, magari esausti e divisi. Non sarà così. Chi vuole questo, si deve mettere il cuore in pace. La Libera Muratoria ci sarà ancora. Le nostre colonne sono forti. Sono solide. Ci sono fratelli straordinari che ogni sera partecipano alle tornate rituali nelle 850 logge di tutta Italia. Ce ne sono alcuni che voglio ricordare. Ce n’è uno che alcuni di voi hanno visto all’inizio di questa festa di compleanno. Si chiama Mario Sacconi  ed è arrivato con la sua carrozzella, accompagnato da un fratello. Mario Sacconi ha 91 anni . 

 E’ stato l’ultimo copritore di Palazzo Giustiniani. E’ stato qui, è tornato nella sua casa, a trovarci, per prendere e dare energia a tutti noi, ai fratelli più giovani, che devono sapere che tra le colonne ci sono ancora fratelli come Mario, o come Franco Basile che ho incontrato a Taranto qualche giorno fa a una tornata della sua loggia.  Franco ha 95 anni, è stato iniziato il 29 maggio del ’47. Io non ero nato. Franco Basile ogni settimana partecipa ai lavori della sua loggia e alla fine della tornata prende il registro e chiama tutti i fratelli assenti e li rimprovera, chiedendo loro perché hanno fatto corta.  Quando ci siamo salutati mi ha donato una lettera e una sua foto. “Portale con te -mi ha detto -Ti porteranno fortuna”. Io le porterò con me. Sono emozioni. 
Sono forti emozioni che solo la Libera Muratoria sa dare. Come quando l’altro giorno a Bucarest, durante la Conferenza mondiale dei Gran Maestri, quando ho salutato il Gran Maestro della Gran Loggia del Rio Grande do Sur e mi sono presentato,  e lo ho visto fare un balzo, ho pensato di aver fatto un errore, una gaffe. No, lui era sorpreso e mi ha detto che nella sua loggia c’erano ben quattro fratelli che si chiamano Bisi, con i quali poi mi sono sentito. Uno dei quattro mi ha raccontato di essere nato lì da genitori italiani, i nonni erano venuti da Mantova. E ho pensato allo ius soli. E ho pensato a quei bambini che nascono qui, che parlano italiano molto meglio di me, ma hanno un colore diverso dal mio nella pelle, sono italiani o no? Sono italiani. Loro sono italiani come noi e non possiamo emarginarli. E poi c’è un altro fratello, è passato all’Oriente Eterno, si chiamava Alberto, viveva nelle montagne del Casentino, in provincia d’Arezzo. I fratelli  piu’ giovani andavano a prenderlo a casa per portarlo in loggia, finche’ le forze lo hanno sorretto. A un certo punto non ce la faceva piu’ ma non voleva perdere l’appuntamento con la tornata di loggia. Allora, il giorno della convocazione, si chiudeva nel salotto di casa, indossava il grembiule e i guanti, da solo, recitava il rituale, faceva il maestro venerabile, l’oratore, il primo sorvegliante, il secondo. Di sicuro non litigava con nessuno, faceva questa  battuta.  Non vogliono capire che noi siamo uomini sensibili. 

Vorrebbero farci fare la fine dell’Albatros della poesia di Baudelaire: il gabbiano, un tempo re del mare, simbolo della libertà che viene catturato e deriso dai marinai perché vecchio e stanco. Ed i marinai di oggi nei  nostri confronti vi sono? Coloro che ci calunniano ia dall’alto del loro scranno? Noi non faremo la figura di quel gabbiano deriso. Noi non ci stiamo a farci mettere in un angolo. Goethe fratello nostro scriveva che in principio era l’Azione. Voltaire, altro fratello nostro, scriveva che “non c’è un male da cui non nasca un bene”.  La verità è che, quella notte del primo marzo, che finì alle 6,30 del 2 marzo, ci ha aiutato a capire meglio chi siamo, chi vogliamo essere, che siamo noi il frutto di un albero antico, siamo guardiani della libertà, alfieri delle libertà. Di quella libertà che alcuni nostri fratelli pagarono con la vita come Giovanni Becciolini, ucciso a Firenze dagli squadristi che volevano prendere gli elenchi dei massoni fiorentini  e che lui custodiva come segretario della loggia. O come Achille Ballori, che era stato eletto Gran Maestro, ucciso da uno squilibrato che pensava che tutti i suoi guai dereivassero dalla Massoneria. O come Placido Martini che venne trucidato alle Fosse Ardeatine. Tre nomi, ma ne potrei ricordare tanti altri, per esempio Lando Conti, sindaco di Firenze, morto in un agguato delle Br. Un omicidio preceduto da una campagna denigratoria nei suoi confronti. Ecco noi siamo pronti a vigilare e a batterci per una nuova stagione di diritti , il diritto al lavoro, alla salute, allo studio, alla libertà. 

Quella libertà che amava un vecchio garante della Privacy, Stefano Rodotà, morto proprio ieri. Voglio ricordarlo. Ma voglio ricordarlo soprattutto a coloro che ci attaccano, a proposito di questa invocata trasparenza. Sapete cosa diceva Stefano Rodotà? La trasparenza assoluta è tipica dei regimi totalitari. E chi i oppone all’invasione dello stato nell’intimo di una persona viene immediatamente collocato nella categoria dei sospettati.  Mi sono sgolato l’altra sera a Lamezia Terme al Festival Trame, dove,  devo dire un gruppo di giovani coraggiosi di quella città mi ha invitato per parlare della Libera Muratoria. E’ stato un dibattito acceso, schietto. Speriamo di aver seminato il seme del dialogo. E noi vogliamo essere in prima fila per diffondere la cultura, per stare attenti  alla scuola, ai bisogni degli studenti e a questo proposito “in bocca al lupo” a tutti i ragazzi che affrontano la maturità proprio in questi giorni. In particolare agli studenti delle zone terremotate. Pensate che cosa vuol dire vedere tremare il tavolo su cui si sta studiando. E poi, chi va male, può star tranquillo. Vi do una notizia.  L’esame di quest’anno potrebbe essere annullato. E sapete perché? In una traccia del tema di italiano c’era da riflettere su una poesia di un certo Caproni. Caproni era un poeta livornese e sapete il suo peccato, quello che potrebbe portare all’annullamento della maturità?

Era di una famiglia di massoni. E quindi ci sarà sicuramente qualche parlamentare che se ha un po’ studiato presenterà un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, pensando che anche lì c’era la mano di un massone che ha tirato la traccia su un suo quasi confratello. Ma noi non ci spaventiamo, noi continuiamo a seminare. Lo diceva un uomo illuminato, il cardinale Carlo Maria Martini: “Educare è come  seminare: il frutto non eè garantito ed immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto”. E noi continuiamo a seminare perché vengano garantiti i diritti previsti nella Costituzione della Repubblica Italiana, che è una e indivisibile. 

Non c’è  un’Italia del Nord, del Centro, del Sud. C’è un’Italia  una e una sola, solidale, con cittadini che si aiutano. Perché è previsto nell’articolo 2 della Costituzione che parla dei doveri inderogabili della solidarietà economica, politica e sociale. E lo dico proprio in questa occasione, in questi giorni in cui emergono carebze nella ricostruzione delle città terremotate. Sono accanto ai sindaci. Oggi davanti a noi c’è uno dei sindaci più valorosi, che si fa più rispettare in questa fase perché vuole aiutare i propri cittadini, Stanno combattendo con difficoltà di ogni genere, non hanno strutture, non hanno risorse e i cittadini vogliono le case, i campi sportivi, le scuole ricostruite. Noi nel nostro piccolo le popolazioni terremotate non le  abbiamo dimenticate. Il buffet che fra poco spero apprezzerete e’ stato allestito con i prodotti tipici di Norcia, è un buffet solidale  proprio per dare un segnale di un ulteriore segnale di vicinanza.

Da Gran Maestro elettricista, vivo con trepidazione e ansia l’arrivo delle luci che illumineranno il campo sportivo di Norcia. Vivo  con la stessa ansia e trepidazione dei ragazzini che vogliono giocare nel loro campo sportivo e vogliono giocare di giorno e di notte.  E di notte quando negli inverni di quelle zone fa buio presto vogliono andare nel campo. Li abbiamo conosciuti alla Gran Loggia di Rimini, hanno diritto ad avere le luci per illuminare il loro campo sportivo. E io voglio essere insieme a loro il giorno in cui accenderemo la luce. Noi dobbiamo essere insieme a questi ragazzi, ai dirigenti della società sportiva,  sono  educatori dei ragazzini Norcia. 
Noi vogliamo essere ancora vicini  anche ai nostri fratelli. I massoni sono temprati da innumerevoli prove che li portano a levigare senza sosta la loro pietra. Sappiamo da 300 anni come ci si muove sul pavimento a scacchi e nella vita di tutti i giorni. E forse è questo il vero segreto massonico, il segreto della fratellanza universale. Noi dobbiamo continuare a sognare. Perché un sogno diventa realtà se lo facciamo tutti insieme. Festeggiamo con gioia il nostro compleanno. Non ci sono le candeline, accendiamola questa fiamma di libertà, ci porterà fortuna. Noi siamo antichi, veniamo da lontano, ma siamo giovani nell’anima, come i ragazzi che vanno  ai concerti. Noi siamo alfieri della  libertà e lo saremo per sempre fino all’ultimo dei nostri giorni e dall’Oriente eterno sappiamo che in questa battaglia abbiamo al fianco tanti fratelli valorosi che ci hanno preceduto nel nostro interminabile viaggio. Viva il Grande Oriente d’Italia, viva la Libera Muratoria universale. Viva tutti noi, viva questo nostro amato paese, questa nostra amata patria.

Fonte:  http://www.grandeoriente.it/sabato-al-vascello-celebrare-300-anni-della-massoneria-moderna/

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