giovedì 31 dicembre 2009



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Commento di fine anno :
Buon anno
A li lunghi e a li curti,
a chiddi ca di st'annu nun'annu caputu nenti,
a tutti li pulitici ca hannu fattu arridiri a li genti,
a li iudici ca scoppulanu sintenzi
senza aviri caputu un cazzu .
Buon annu a tutti quanti,
a li puviriddi
ca tali rimanirannu lu iornu apprissu,
ppi chi sulu ni lu sonnu punnu arricchiri
e scurdari
ca la guerra ni stu munnu
è fatta sulu ppi iddi.
Bon'annu a li scimuniti,
a chiddi c'ammazzanu li nn'uccenti senza virsu.
Bon'annu a cu nun ci ni futti nenti,
a chiddi ca fannu pigliari lu cumannu a li putenti,
mentri tutti lantri?
tutti l’antri;...cuntanu li sordi
e.....fannu facci bedda sulu a li griddi.

(Ca Diu ni pirdunassi a tutti quanti.)

Aaronn

mercoledì 30 dicembre 2009



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Da la mia poesia in vernacolo:

Sonnu


Sonnu, sonnu;
Nun ti pensu mai lu iornu ni la me menti,
ma la notti…, all’improvvisu…,
arrivi comu nu tradituri,
quannu iu m’aia ripusari.

Mi purti fatti biddi,
mi purti li pinsera di tanti parinti stritti,
e, comu si fussiru ancora vivi,
mi li fa vidiri o mi ci fa parlari
mentri iu tegnu lu cori trimanti nta li manu.

Li fatti tinti mi fa taliari,
ca l’umini cchiù di pansa fannu scantari,
fatti ca turmentanu la menti,
ca dicinu prima di lu timpu,
ch’iddu ca’ avi a capitari lu iornu appressu.

*Si ci pinsu cu attenzioni…. ,
tu mi pari na lorda fattucchiera
ca nun sapi chi diri pi scippari li dinari,
e accussì in capu nu tavulinu , ppi nzirtari la vintura,
stinnicchia ddi carti tutti luidi e purriti
nisciuti di ddu pittu ca pari na brivatura.

Allura pì nun diri na farfantaria,
picchì vugliu essiri sinceru cu tia;
t’ aiu a diri…: si nun ci fussi tu a prisintariti ni la notti,
chi avessi a fantasticari?
la me vita fossi fatta di nenti o di cosi scunchiuduti. *

Eppirciò.......,
veni quannu tu vò ;
iu sempri cà sugno ad aspittari
picchì cumu nu picciliddu
vulissi cuntinuari ancora a curriri cu tia.

Cumu n’angiuliddu mi vulissi isari a vulari;
a vulari sempri chiù autu.., autu..,autu…;
ghiri sempri chiù luntanu…,luntanu…,luntanu
pi canusciri all’urtimata
(stà farsa ca vaiu cunnucennu tutta na vita).–

Aaronn

mercoledì 2 dicembre 2009



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La registrazione mentre parla male del premier
Fini e il procuratore, inciucio in video
L'ira di Silvio: "Chiarisca o si dimetta
"
Ma non s'era detto che l'alleato Fini ,da un'analisi ,poteva definirsi l'ultimo politico più di razza? Ma quando mai,........... illustri lettori,ma quando mai, Questo é il politico che si manifesta con tal segno ? Al pari di quei loschi uomini d'una volta che brandivano il coltello per infliggerlo alle spalle del nemico?

A questo punto Il Presidente del Consiglio o mette il bavaglio al suo unico detrattore,perchè di tale risma é Fini o lo deve cacciar via ,assumendosi lo sfascio del governo.

Inaudito ,non sono i magistrati i nemici del Premier ,ma il solo (Fini); mi vien da esternare frasi un po pesanti, che il mio comportamento vieta ,ma che tuonano per significare come un politico,un alleato,un amico possa arrivare a tanto, assumere comportartamenti ed esternazioni di diniego che si assimilano (al detto : del giudice contro i parenti): questo é troppo.

Nell'articolo che,sopra avrete letto c'é tutto; il mio diniego é in queste riga che é di contestazione ,solamente per un comportamento subdolo che , probabilmente é una piaggeria per il P.D. che ,a buon ragione , con il buon conduttore Bersani ,sta attuando la strategia dell'attesa per venir fuori vincitore. La politica ,é fatta di queste cose,probabilmente io trovo meraviglia per questo che, ripeto é ambiguo comportamento di Fini,ma in fondo ,questa é la farina macinata in un certo mulino.

Fini? ....farà cadere il governo ? Non so pronunciarmi,forse si o forse no,di certo, se ha creduto che il suo comportamento possa portare i consensi a se del ( dopo) ,credo che abbia fatto male i conti . Il Popolo italiano é stanco di ascoltare certa diatriba da (Bar dello sport),é stanco di star male perché determinate famiglie monoreddito ,le famiglie di pensionati non si sono viste adeguare stipendi e pensioni per vivere una vita di decoro.

Si strilla al risparmio ,si dà un calcio alla borsa con le esternazioni di malessere gratuito,a far pubblicità nella T.V. di stato e sono le signore (sempre le stesse) mogli di calciatori multimilionari, conduttori ,conduttrici a dovere fare sempre pubblicità a ricevere incarichi e lavori d'ogni sorta e poi, si blatera ai 2000.000 di disoccupati,come se uomini affascinanti o donne meravigliose ,senza lavoro ,non potessero essere in grado di sostituirli nella pubblicità più disparata e nei lavori in T.V.

Comunque,non mi sto tanto a meravigliare dell'assurdo comportamento del (Gianfranco) nazionale ,ma ,mi rendo necessariamente conto ,e mi sbagliavo,che gli uomini ,quelli che noi chiamiamo veri, non sono quelli che,in T.V. ( Ballarò) ( confermano : "Non devo spiegazioni" ),che il loro detto é sempre scontato,ma quelli che non tradiscono.

Un Presidente della Camera che,si allontana dalla linea politica della sua fazione,altro che deve delle spiegazioni; li deve agli elettori Italiani che lo hanno votato perché seguisse un programma definito in partenza e non per tradire la coalizione.

Ma Noi italiani,abbiamo questa etichetta comportamentale quella del tradimento che ,certamente non ci fa onore esportare all'estero,la nostra cultura della politica giunta alla estrema negazione comportamentale.

Allora ben vengano le Sig.re Santanché - Mussolini - il Sig. Storace - Buontempo e tanti altri, probabilmente sono dietro il sipario a riprendere i consensi che Fini sta portando al macero ,come la sua stessa statura, ormai scesa al gradino più in giù,sia divenuta poco credibile.

Ho finito

Aaronn

sabato 28 novembre 2009



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Fermare il tempo ?

Perché arrestare il tempo?
Fermare la nascita ,la morte ?
Fermare il divenire?

Perché fermarsi a metà monte
e non cogliere del sole il suo calore
e non ammirarlo all’orizzonte ?

Perché non ricevere dal vento una carezza,
Fermare il pensiero, il desiderio,
fermare una amarezza ?

La vita va vissuta nella sua interezza
Cercando di cogliere il fine
e di tutto quanto è in sua possanza.

L’essere sulla terra va amato,
pur s’ è un insetto
perché é utile l’esistere a questo mondo.

Perciò , non cercar di fermare il mondo;
Cerca l’amore vero
ch’è il solo sentimento che farà fermare il tuo tempo.

Aaronn

domenica 8 novembre 2009


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CULTURA
SEVERO ATTACCO ALLA IDENTITA' RELIGIOSA DEL NOSTRO PAESE.
8 novembre 2009
CLICCA NEI TITOLI :
la corte europea: viola la libertà
Crocifisso in aula, il no di Strasburgo
Il governo: "Presenteremo ricorso"
La sentenza della Corte di Strasburgo: "Il crocifisso in aula è contrario al diritto di libertà di religione". Gelmini: "Fa parte della nostra tradizione".
• Bersani: non offende nessuno - La Cei: sentenza ideologica e di parte
• IL SONDAGGIO - Siete d'accordo con la sentenza?
Il mio commento:
Da tempo gli stranieri nel suolo italiano tentano d'imprimere le loro regole,il loro credo,la loro cultura.Da tempo, illustri lettori d'ogni casta e censo ,sfogliando la memoria e qualche antico libro di storia ,avverto tanto disaggio nel ricordo di quanti italiani versarono la vita per difendere l'Italia dallo straniero.
Allora,fu riportato:Il Piave mormorò; adesso non solo il Piave piange ,ma piangono sia i suoi affluenti che i tanti fiumi che hanno visto il loro corso sopraffatto non da uno,ma da tanti stranieri.
Suvvia ,Voi mi direte,L'uomo non può continuare in Patria ad isolarsi,ha bisogno di ricevere le diverse etnie per crescere,per migliorarsi per confrontarsi ; tutto ciò é vero se non altro ,ed é cosa buona e giusta, per distinguere il suo stato di "Cristiano", di credente la cui religione ha sempre diffuso l'amore fra gli uomini. Lo stesso amore che viene declamato con la frase: *ama il prossimo tuo come te stesso*.
Noi ,in virtu' ,dunque di questa cultura cristiana, dobbiamo seguire la legge del nostro DIO,alcuno deve interferire sul simbolo,emblema della nostra religione .
E' la legge del nostro credo che ci impone ad avere pietà dell'uomo che ti porge la mano quando ha necessità.
Noi ci affranchiamo del nostro credo,rimaniamo devoti e,attraverso i simboli del " Cristianesimo ", ci prefiggiamo di divenire uomini migliori adoperandoci mostrando segni di disponibilità, di tolleranza e di amore.
Durante il mio percorso di vita ,ricordo un periodo nero per l'Italia e gli italiani ,era quello che emergeva dopo gli anni di fuoco ,dopo fa fine dell'ultima guerra,correvano gli anni 1945/48 .
Città devastate,povertà diffusa ; il progresso,le aspettative di vita migliore rimanevano ed erano il sogno di tanti italiani che, desiderosi di riprendere la normalità ,facevano progetti,emigravano ,in America,in Germania in tanti altri stati stranieri che offrivano un sistema di vita migliore ,caratterizzato dal lavoro. Molti desistettero e rimasero italiani in Italia,molti altri rimasero Italiani ,ma in terra straniera.
Quando si emigra ,tutto é difficile soprattutto é il cuore che piange ,é la mente che pensa a ciò che ,in patria si é lasciato,affetti,amori,ricordi .
Giammai ,epperò, si sentì dire che,gli Italiani in suolo straniero vollero imporre la loro cultura,la loro religione,i loro simboli .
Giammai gli Italiani attentarono, con disordini, di contrastare le leggi dello stato che li aveva ospitati.
Oggi,epperò ,c'è tutt'altro pensare,i politici schierati, da una parte, si dibattono perché venga mantenuta la cultura dei loro padri,la religione del loro dio.
Altri ,in contrapposizione ,accreditando l'essere del laicismo ,usano tale strumento inibitorio,per controbattere un sistema di convenienza politica.
Intanto ,L'Italia viene invasa o meglio diviene terra promessa di tutti quei popoli che dall'oriente vogliono invadere l'occidente.
Essì,illustri lettori ,la faccenda é proprio questa;voi mi direste di chi la colpa di tutto quanto? E' vero ,rispondo semplicemente che la responsabilità è solo nostra.
Conoscete le leggi di mercato dell'avere e del dare? Se io dono una cosa a te,domani ne rivoglio un'altra? Bene ,con la globalizzazione ,con il fiorire del libero mercato ,Noi ,si Noi,siamo andati da loro a speculare sul loro lavoro,sulla loro economia per ricevere lauti guadagni con il nostro stile di fare commercio,di arricchirci a tutti i costi; ed allora ? Cosa si pensava che detta gente se ne rimanesse con le mani in mano solamente nel suol patrio ad osservare il nostro arricchimento? Con un Comunismo imperante e votato a tenere in miseria il popolo,questa gente é uscita dal letargo,ha messo in moto i meccanismi della mente: oggi é fra noi.
Ecco ,come la nostra causa d'invasione prende piede e sostanza ,non c'é angolo delle città d'Italia dove impera la più schifosa ed antica professione che vede nel corpo d'un individuo un potenziale datore di lavoro.
Non c'é angolo di città,dove non impera la delinquenza, che si concreta nei meandri del rigattinaggio ,del riciclaggio del danaro sporco,del commercio della droga.

Ecco a cosa è servita la nostra cultura di ben pensanti ,di egemoni,di gente cattolica, di persone che si dicono essere, per bene.

Allora da questo mio sfogo ,ecco venir fuori il divieto che ,dallo straniero, ci viene imposto perché Noi si rinunci alla nostra cultura,alla nostra cristianità,alle nostre radici, al Cristo Crocifisso nelle scuole.

Certamente si, che le idee degli altri vanno rispettate,ma a casa nostra ,una volta c'era il detto,che a porre le condizioni, era il *Pater familias*,tutto doveva osservarsi per ottemperare alla
legge della casa ,del padrone di casa; ma oggi ,purtroppo non esiste più il pater familias,non esiste un re,non c'é governo che faccia rispettare le leggi del nostro Stato ed allora che dirvi di più? Probabilmente il caro Bossi,per determinati suoi convinzioni, ha ragione.
Aaronn

venerdì 28 agosto 2009


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LE_CONDIZIONI_DEI_PILASTRI_DELL_AUTOSTRADA_A_29
Andate sul presente link http://www.youreporter.it/video e verificate ,in video:_LE_CONDIZIONI_DEI_PILASTRI_DELL_AUTOSTRADA_A_29_2 per conoscere le condizioni dei pilastri del viadotto Calatubo dell'autostrada A29.

Facciamo in modo che la cosa venga a conoscenza dei nostri politici, che si muovono urgentemente per evitare di far rimanere la Provincia di Trapani isolata da Palermo speriamo che sia la volta buona per potenziare le ferrovie, dato che l'unica strada che collega la provincia di Trapani a Palermo prima o poi verrà chiusa al traffico e dal filmato realizzato dal giornalista Salvatore Tartamella non credo che sia solo il viadotto Calatubo in queste condizioni.

E' A RISCHIO LA VITA DI TUTTI NOI CHE GIORNALMENTE TRANSITIAMO SULLA A29,
Ricevo e trasmetto
Aaronn

lunedì 20 luglio 2009




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Le tue vacanze a Fiera di Primiero


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sabato 27 giugno 2009



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Da : *** le liriche ***

Il profumo del viale Regina Margherita.

Ritornando in quel viale
il profumo pervade la mente mia,
mi riporta a gli anni andati, mi rivedo giovinetto,
su quella bella e festosa via.

Era d’estate quando attraverso quel viale solingo ed alberato,
mi inducevi, con la mano stretta nella tua,
allo svago, nella villa adiacente “Amedeo”,
assieme ai tanti onorati d’eccellenza.

Era tra il profumo di zagara e la frescura
ch’io trascorreva le più bell’ore insieme a te
mentre tu, controllando il divago mio che s’apriva ai novelli giochi,
tra mille pensieri,lo sguardo posavi su di me.

In quel silente e calmo andar pomeridiano ci legava un solo fine:
tu a costruir di me la stagione della vita,
io a ricevere di te l’insegnamento puro,
sicuro che il volere tuo era il mondo mio da esplorare.

Rivedo ancora lo sguardo tuo ,il passo tuo compassato,
i tuoi occhi tristi, pieni di malinconia,
come lumi scintillanti di luce fonda,
che ancora serbo nel mio tempo,

tempo, come pegno, racchiuso in un forziere
nell’angolo più lontano dei ricordi miei che,
bisognevole, ora riapro con lentezza
ché non fugga in me quella presenza.

Ed allora che, aspergendomi di quel profumo antico,
di quel meriggiare estivo e pensieroso,
dove poca gente ormai trova comunanza,
io rivedo te in quel viale nella sua magnificenza.

Lo attraverso felice e parco ,
come a indurlo a farmi compagnia,
incredulo, a riavermi nuovamente e
con un pò di nostalgia;

a rigodere ,in esso,quel passo suo moderato,
a ritracciare quell’orma sua antica,
a rileggere, nel suo passato,
a ritrovarmi già Uomo col tempo suo maturato.

E’ qui che l’ orgoglio m’assale in quell' antico tratto;
È qui che più s’avvicina la linea di confine,
è qui, ancor più che leggo la coranza in quegli occhi tristi,
è qui…. che più chino il capo, nel mio cammino lento;

perché anch’io desioso stringere vorrei ,la mano ai quei figli miei,
per imprimere loro l’antica e medesima andatura,
per accordare loro l’antico e profondo sguardo,
per indicare loro, la via del migliore futuro,


quello che ricevetti in quella stessa via,
quella ch’egli m’indicò di percorrere fino alla meta,
quella che cessò la stretta , prima che avesse termine
la lunga e triste scena della sua vita .


Aaronn é

Salvatore Casales
29/06/2009 9.30.27

martedì 2 giugno 2009






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POLITICA
*** UNA DONNA,UN SINDACO *** PER RISCRIVERE IL PROGETTO: " CALTANISSETTA CITTA' DEL FUTURO " CON FIORELLA FALCI-
6 e 7 giugno 2009



^In questi anni, come assessore all'Identità e futuro
ho lavorato principalmente
a questi progetti, oggi realizzati ^

SCUOLA | SOLIDARIETA' SOCIALE | CULTURA
Invia i tuoi messaggi a fiorellafalci@libero.it

Puoi visionare il suo copioso programma completo e di sintesi sul sito:

www.fiorellafalci.it

IL MIO COMMENTO :


Non é sempre facile ,nelle mie consuete declamazioni,trattare della statura di determinati soggetti quando gli stessi ,di per se ,mostrano di possedere alta qualificazione nel campo che sovente si esprimono.

E' per tale motivo che mi sento quasi inibito dal porre alle vostre evidenze,illustri lettori d'ogni censo e casta ,da tempo divenuti numerosi lettori del Blog "Il Cannocchiale e nel quale sovente trasferisco notizie d'ogni genere, la pubblica figura della dott.ssa Fiorella Falci che ,in modo sintetico,non é bisognevole del retorico mio languido commento.

Non necessita del mio commento, poiché la sua attività nel contesto politico, sociale e culturale della città di Caltanissetta,ha espresso la più alta mostranza della coerenza,della esperienza e dell'onestà.

Una persona che ,durante l'incarico di Vice Sindaco della città di Caltanissetta ,ha assunto e mostrato un solo impegno: quello di non essere stata l'ombra di alcuno,di non essere asservita a quella politica né a questa società che chiude oggi l'uomo in quella morsa che lo induce ad omologarsi ad analoghi comportamenti, che lo rendono non libero a se medesimo,nelle scelte che, in determinati momenti, abbisognano di essere ottimizzate e portate avanti con semplice onestà e come garanzia dei più che non godono,sovente, di condizioni di vita decenti.

Una donna ,dunque libera di pensare che, sfuggendo a tutti i messaggi sublimali che arrivano da ogni dove , quando tutti hanno cercato di schierarsi dal lato del più forte,solo per ragioni di opportunità,lei, la Signora Fiorella Falci ,un politico,un docente,una madre é rimasta ferma sulle sue idee di appartenenza a quel Partito Democratico ,nel quale ha espresso le sue più qualificate doti,non solo dell'antico politico ,ma di sostenitrice dei valori fondanti della società moderna che esige sempre il maggiore impegno da parte ,vieppiù ,di amministratori onesti.

Ella ,nel suo documentato e copioso programma per Caltanissetta,desidera scrivere una pagina,
un futuro nuovo per la nostra città ,ma i programmi,i progetti ,illustri lettori ,d'ogni censo e casta, raggiungono le ottimali soluzioni se ricevono l'unanime consenso di tutti quei cittadini che,nel vincere la barriera politica d'appartenenza, aspirano e condividono, nel contempo, nel sogno della speranza,di costruire il dialogo in quel tavolo, che ella ,la cittadina Fiorella, desidera promuovere, come mezzo per una migliore qualità di vita e di sviluppo della città di Caltanissetta.

Ho detto

Aaronn

é S.re Casales

domenica 31 maggio 2009



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L’ozio e la fortuna

Per la miseria…
Mi sono detto tante volte,
perch’io devo essere il più disposto
a sostegno di chi ,oziando,và per la montagna

a cercare quell’albero
che in tanti chiamano esser della cuccagna .
E’ come regalare la manna
a chi capire non tiene merito,

è come insultare la ventura antica,
quella che un tempo giocava ai dadi coi briganti.
E allora mio caro errabondo,
non guardarti le mani che non conoscono fatica,

Non andare nel buio pesto alla ventura,
non mostrar la moglie come fosse una civetta,
vedi; c’è un tempo per pensare,
c’è un tempo per guardarsi dentro ,

c’è un tempo per decidere,
di che fare dell’inutile viatico
che t’accingi a percorrere solitario se
conoscere non sai il perché sei venuto a questo mondo;

La solitudo non è tristezza d’animo,
né sorella all’ozio,
ma amica della riflessione
che sperar non deve nella bendata dea,

ma rifuggire l’antico vizio.
E perciò prova a trovare la dignità della fatica,
non andare oltre il buco dell’incerto
perchè prima di te è arrivato il tarlo

che non ha mai finito il suo percorso vecchio.
Prova a faticare un giorno vero
e comprendere dovrai,
che ancor di più d’andare a cercar la sorte

sarà reale ricompensa rivedere con riguardo
chi, un di, t’ha porto la robusta mano segnata dal travaglio,
chi t’ha indicato lo sguardo segnato dal patimento,
chi un di, t’ha mostrato il dito nella mente per indicarti la ragione .-

Aaronn

sabato 30 maggio 2009



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Luce di mare

Luce di mare


Se un di decidessi di guardare il mare
I tuoi occhi vivrebbero
la luce della luna, delle stelle, del sole.
Se un di decidessi di pensare con il mare
vivresti le più belle storie di natanti e di briganti.
Se un di decidessi di toccare il mare
Sentiresti la sua energia penetrare nelle membra.
Sentiresti il suo odore ,
avresti le mani empie di quel sale
che dona sapore alla vita,
che contiene l’amalgama della rivoluzione della specie.
Se un di decidessi di stare in mezzo al mare
Saresti soli tu e lui,
a pensare a quel divenire
che costruisce l’uomo fino al finire.
Se un di decidessi di pensare alla sua immensità,
allora capiresti quanto sia capace di donare
tutto ciò che l’uomo nonostante la sua opulenza
Non potrà, giammai, il povero arricchire .-
Aaronn

martedì 19 maggio 2009



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Lavorare salva la memoria
e allontana l'Alzheimer


ROMA
Lavorare salva la memoria, riducendo i rischi che il trascorrere degli anni finisca per rosicchiare i ricordi. Ne sono convinti gli studiosi del prestigioso King’s College di Londra, che servono un bell’assist ai sostenitori, per vari motivi, dell’innalzamento dell’età pensionabile. Ritirarsi più in là dal lavoro, restando saldi alla propria poltrona nonostante l’incalzare degli anni, terrebbe a bada il rischio di ammalarsi di Alzheimer, assicurano gli studiosi sulle pagine dell’International Journal of Geriatric Psychiatry.

Mantenere attivo il cervello, dunque, preserva i circuiti cerebrali dai segni del tempo. La prova arriva dal monitoraggio di ben 1.320 persone con demenza, di cui 382 uomini. Numeri alla mano, i ricercatori londinesi hanno mostrato che chi era andato in pensione più tardi aveva sviluppato la malattia più in là nel tempo rispetto a chi aveva lasciato il lavoro prima per godersi la sospirata pensione.

Secondo gli studiosi, dunque, continuare a lavorare fino a tardi aiuta a mantenere il cervello attivo tanto da ritardare la comparsa di demenza. «La possibilità che la riserva cognitiva di una persona possa essere modificata anche in tarda età - spiega John Powell, uno dei ricercatori impegnati nello studio - sostiene l’idea, un diktat per molti, dell’”usala o la perderai”. Mantenersi attivi nella vita anche quando si è più in là con gli anni - conclude - produce una serie di benefici per la nostra salute, non ultimo quello di ridurre il pericolo di demenza».

giovedì 14 maggio 2009



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L'operatore ecologico di Caltanissetta negli anni andati.







Lo Spazzatore del rione Angeli.



Non fu mai detto ?

Si, si dirà nel tempo di quel tal rione che,

da San Domenico si diparte

fino al limitare la città dei defunti,

là, dove ha fine il casamento

che rifugio dona a chi la fortuna negata avea dalla vita,

al povero, in cerca d’un rifugio,

contento di trovar un lavoro di spazzatore.

Tanto si mormorava dal quartiere viciniore,

per l’umile servigio che la gente portava avanti,

ché, assunto ne avea l’alterigia d’un miglior portamento,

in nome di quel devoto Francesco Santo e Sostenitore .

Angeli, era detto quel rione della povera gente

che stentava di finire la giornata

fatta di lavoro e di speranza,

di tutto quanto era desiderio della mente.

Era proprio gente castigata

che, in quel luogo, con sofferenza abitato,

deciso avea d’ultimar la dimora che

dei padri aveva assunto ogni statura.

Oggi ,che tanti anni sono trascorsi,

ricordo quella gente dall’antica portatura,

quasi a rivederne quello sperduto sguardo per superare la fatica,

sulla curvata schiena, dall’umile gravame.

Il ricordo , mi torna nella mente,

l’attimo di quel dovere mi ricorda la fatica ,

l’afflitto sguardo ,la consunta veste,

mentre tutto esigeva dignità di quella intristita plebe.

Dignità che oggi riprende il possesso in tal protagonista dallo sguardo antico,

che il progresso ha vestito a nuovo di tutto punto,

che orgoglioso mostrarsi vuole come soggetto di quel riscatto

che il tempo consente a chi il lavoro esercita con rispetto.





Aaronn



é

S. Casales

mercoledì 13 maggio 2009



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Da " la mia poesia"

Per mai fuggire

Non si fugge dalla vita,
dalle cose che non ci contentano.
Non si fugge dalle verità
che sono avvolte scomode,
che alla fine risultano le sole,
che portano il sereno ad un’animo affranto.

Non si fugge da se stessi
se non si ritrova l’orgoglio del sorriso,
se si cercano le ragioni del cuore,
della dignità che distingue.
Non si fugge dallo sguardo d’un fanciullo
perché conserva verità e purezza.

Si fuggono, epperò, l’ignominia,il male,il brutto
che nel codardo rivelano il tacere.
Si fugge ancor più dal potere,dal prestigio,dall’abuso,
se la forma non è pari alla sostanza,
se la giustizia,che sovente si esige,ripara
nel teatro vecchio del tornaconto.

Aaronn
é
Salvatore Casales


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RIFLESSIONI SULLA FAMIGLIA


GENITORI E FIGLI - Pensieri
(da: "Viandante nel Cuore" di Cleonice Parisi - Carta e Penna Editore)
Dona dignità ad una già nobile essenza, seppur appartenente a un piccolo essere, essa è già luce che dimora in terra.

Un genitore può solo scrivere le prime righe di una storia che non gli appartiene, ma la parola fine al resto del racconto potrà metterla solo chi ne avrà intessuto la trama filo per filo.

Nell'accogliere un figlio i sorrisi si accendono d'amore, si accenda dello stesso entusiasmo anche la tua attenzione, ora che l'orizzonte appare come meta prolungata nel viver dei figli. Impastiamo un buon domani iniziando da noi stessi.

Ogni figlio confida pienamente nel proprio genitore. Ogni cuore è scevro da dubbi nel seguire ciecamente chi lo ha generato, ma quanto vale affidarsi pienamente a chi si ama, se non il rallentare della nostra comprensione? Pertanto, così come il figlio allontanerà lo sguardo dal proprio genitore per osservare con entusiasmo il diversificare della sua via, anche i cuori dovranno imparare a camminare da soli, cercando nelle profondità del loro essere la strada. Il piccolo saprà rendere luce ai disegni del grande.

La speranza devia lo sguardo dell'uomo dalle sue cose certe. Un figlio troppo cullato, non diverrà mai uomo, allo stesso modo un cuore coccolato dalla speranza non aprirà mai gli occhi alla vita. Rinuncia alla speranza, questo sarà il primo passo verso la tua vita, intere generazioni hanno vissuto illudendosi di respirare aria nei fumi falsi della speranza, e sono morti nell'attesa che le loro speranze divenissero realtà.

martedì 12 maggio 2009



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Tumori: dall’ erba di San Giovanni un potenziale alleato per la prevenzione

di Adriana Albini

Dall’iperico, pianta erbacea perenne nota anche come Erba di San Giovanni, arriva un nuovo possibile alleato nella lotta contro i tumori.
Il team di ricercatori guidato da Adriana Albini, Responsabile Ricerca Oncologica dell’IRCCS MultiMedica, ha scoperto che l’iperforina, principio attivo presente nell’olio estratto dalla pianta, ha proprietà anti-angiogeniche, ovvero combatte le cellule che formano i vasi sanguigni dei tumori. Lo studio è stato pubblicato nel numero di maggio dell’European Journal of Cancer.

L'iperico ha proprietà medicinali note da tempo. Già i cavalieri templari ne conoscevano le capacità di migliorare l’umore dei feriti in battaglia. In alcuni paesi, tra cui la Germania, è ampiamente utilizzato per il trattamento dell'ansia e della depressione. L’iperico possiede anche altre proprietà farmacologiche per uso esterno: è astringente, cicatrizzante e immunomodulatorio.
L’estratto della pianta contiene oli essenziali, derivati fenolici e un pigmento rosso, color sangue, chiamato ipericina. Per il suo contenuto di flavonoidi, l’olio possiede un’attività immunomodulante e antinfiammatoria, dovuta in particolare al principio attivo “iperforina”.

“Abbiamo scoperto - spiega Adriana Albini – che l’iperforina, inibendo le cellule endoteliali stimolate dai tumori, combatte la neovascolarizzazione. Il meccanismo passa attraverso l’inibizione della molecola NFkB, un interruttore principale dei circuiti di infiammazione e angiogenesi infiammatoria. Blocca inoltre la migrazione dell’endotelio in risposta a citochine infiammatorie”.

“Questo risultato – prosegue Albini - potrebbe suggerire l’uso dell’iperico nella prevenzione del cancro. Il concetto di ‘prendere i tumori per fame’ dell’anti-angiogenesi è alla base delle strategie attualmente utilizzate in combinazioni terapeutiche contro quasi tutti i tumori”.

La ricerca, finanziata da AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro) e dalla Compagnia di San Paolo, vede coinvolti i giovani studiosi Ilaria Sogno, Luca Generoso, Girieca Lorusso, Nicola Vannini, e collaboratori delle Università di Padova e Varese e del Centro Biotecnologie Avanzate di Genova.

Quasi in parallelo al team di Albini, i ricercatori tedeschi Rothley e Sleeman hanno rivelato che l’iperforina e l’omologo aristoforina agiscono anche sull’endotelio linfatico. I due studi, usciti in contemporanea, a conferma l’uno dell’altro, evidenziano il grande potenziale di impiego di iperico e iperforina come principi attivi di origine naturale in anti-angiogenesi.
Ulteriori studi di sicurezza sono comunque necessari, soprattutto in vista di combinazioni.
Studio pubblicato su European Journal of Cancer 45 (2009); “Mechanisms of Hyperforin as an anti-angiogenic angioprevention agent”; Girieca Lorusso, Nicola Vannini, Ilaria Sogno, Luca Generoso, Spiridione Garbisa, Douglas M. Noonan, Adriana Albini.

venerdì 8 maggio 2009



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IL SILENZIO



Tutti hanno paura del silenzio.
Tutti si sforzano di uccidere il silenzio.
Anche nei monasteri
Spesso c'è poco silenzio.
Perché appena l'uomo fa silenzio
Comincia a comunicare con se stesso.
Appena l'uomo fa silenzio
Comincia a vedere dentro di sé.
E vedere dentro di sé fa paura.

Bisogna creare isole di silenzio
Intorno a noi e nelle nostre occupazioni:
Sono isole di difesa, sono isole di ripresa.

Occorre creare isole di silenzio
per non essere soli.
Occorre creare isole di silenzio
Nelle occupazioni più assorbenti,
Per non essere dei travolti,
Per dominare le cose
E non lasciare che le cose ci travolgano.
Dio ci vuole dominatori delle cose,
Non fuscelli travolti dalle acque.


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DUBBI DI UN ABORIGENO



Caro uomo Bianco,
Ci sono alcune cose che dovresti sapere.
Io, quando sono nato, ero Nero.
Quando prendo il sole, sono Nero.
Quando ho freddo, sono Nero.
Quando mi spavento, sono Nero.
E quando sarò morto, sarò Nero.
Invece tu, uomo Bianco,
Quando sei nato, eri Rosa.
Quando prendi il sole, sei Rosso.
Quando hai freddo, sei Blu.
Quando ti spaventi, sei Giallo.
Quando ti ammali, sei Verde.
E quando sarai morto, sarai Grigio.
E avresti ancora la sfacciataggine
Di chiamarmi Uomo di Colore?

mercoledì 6 maggio 2009



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LA FELICITA'

da "La Felicità" di Seneca)


Tutti aspiriamo alla felicità, ma, quanto a conoscerne la via, brancoliamo nel buio. E' infatti così difficile raggiungerla che più ci affanniamo a cercarla, più ce ne allontaniamo, se prendiamo una strada sbagliata e se questa, poi, conduce addirittura in una direzione contraria (...)
Perciò dobbiamo avere innanzitutto ben chiaro ciò che vogliamo, dopodiché cercheremo la via per arrivarci, e lungo il viaggio stesso, se sarà quello giusto, dovremo misurare giorno per giorno la strada che ci lasciamo indietro e quanto si fa più vicino quel traguardo a cui il nostro impulso naturale ci porta. (...)
Non c'è nulla di peggio che seguire, come fanno le pecore, il gregge di coloro che ci precedono, perché essi ci portano non dove dobbiamo arrivare, ma dove vanno tutti. Questa è la prima cosa da evitare. Niente c'invischia di più in mali peggiori che l'adeguarci al costume del volgo, ritenendo ottimo ciò che approva la maggioranza, e il copiare l'esempio dei molti, vivendo non secondo ragione ma secondo la corrente. (...)
Di fronte alla felicità non possiamo comportarci come nelle votazioni, accodandoci alla maggioranza, perché questa proprio per il fatto di essere la maggioranza è peggiore. I nostri rapporti con le vicende umane non sono infatti così buoni da poterci indurre a ritenere che il meglio stia dalla parte dei più, perché la folla testimonia esattamente il contrario, che cioè il peggio, per l'appunto, sta lì. Sforziamoci dunque di vedere e di seguire non i comportamenti più comuni ma cosa sia meglio fare, non ciò che è approvato dal volgo, pessimo interprete della verità, ma ciò che possa condurci alla conquista e al possesso di una durevole felicità.

martedì 5 maggio 2009



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RIPRODUZIONE
Andrologo americano assicura
"Posso clonare esseri umani"
L'annuncio di Zavos all'Independent. Clonati 14 embrioni umani, 11 trasferiti nell'utero di quattro donne. Un documentario testimonia la procedura. Nessuna gravidanza è andata a buon fine, ma "è un primo passo" di ALESSIA MANFREDI

Andrologo americano assicura
"Posso clonare esseri umani"

"La nascita del primo bambino clonato è più vicina di quanto si pensi": l'annuncio shock arriva, ancora una volta, da un controverso medico, l'andrologo di origini cipriote oggi cittadino americano Panayotis Zavos, dell'università del Kentucky, che sostiene di aver clonato 14 embrioni umani e di aver trasferito 11 di essi nell'utero di quattro donne che hanno così avuto la possibilità di tentare di dare vita ai primi embrioni creati appositamente per la riproduzione. La clonazione, scrive The Independent, è stata filmata in un documentario.

Zavos avrebbe così rotto l'ultimo tabù etico e scientifico. Per farlo si è rivolto a un laboratorio segreto, probabilmente in Medio Oriente, dove la clonazione non è un reato come nella maggior parte degli altri paesi. La cautela è d'obbligo perché il medico non è nuovo ad annunci del genere: già nel 2004 aveva detto di aver impiantato un embrione umano clonato in una donna, ma non fornì prove in merito attirandosi molte critiche dal mondo scientifico, sostanzialmente scettico. Questa volta, si legge sull'Independent, la procedura, prima dell'impianto in utero, è stata ripresa in video dal documentarista Peter Williams, per Discovery Channel, che trasmetterà il servizio questa sera.

"Non si può continuare a rilasciare dichiarazioni senza fare riferimento a dati scientifici, pubblicati su riviste specializzate e sottoposti alla peer review", commenta scettico a Repubblica.it il genetista Bruno Dalla Piccola. "Se studi su modelli animali complessi indicano che il procedimento non è impensabile sull'uomo, è ancora tutta da dimostrare la sua utilità", sottolinea lo scienziato. "E un documentario non è una prova sufficiente. Quello che serve sono prove di laboratorio. Senza quelle ogni annuncio è ingiustificato", conclude Dalla Piccola.

I pazienti coinvolti negli esperimenti di Zavos sono tre coppie sposate ed una donna single, provenienti da Gran Bretagna, Stati Uniti e da un paese mediorientale, riferisce il quotidiano britannico nella sua edizione online. Nessuno degli embrioni impiantati ha portato ad una gravidanza effettiva, ha sottolineato Zavos, che però si è detto convinto che si tratti del "primo capitolo" verso la creazione di un essere clonato a partire dalle cellule della pelle di uno dei genitori: "Se intensifichiamo i nostri sforzi - ha dichiarato - possiamo arrivare ad avere un bambino clonato nell'arco di 1-2 anni".

In passato altri embrioni umani clonati sono stati prodotti, ma a scopo di ricerca e per estrarne cellule staminali e non al fine di essere impiantati in donne per ottenere una gravidanza. Questa volta sarebbe tutto diverso. La finalità, ha detto chiaramente Zavos, è la riproduzione: "La mia ambizione - ripete - è aiutare le persone". E ha rivelato altri particolari inquietanti, come l'annuncio di aver prodotto embrioni clonati da tre persone morte, inclusa una bambina statunitense di dieci anni di nome Cady morta in un incidente automobilistico. Decisione presa su richiesta dei familiari delle vittime.

Alcuni degli embrioni clonati si sono sviluppati fino ad uno stadio di 4 cellule prima di essere trasferiti, ma altri si sono sviluppati fino ad uno stadio di 32 cellule - definito 'morula'. Secondo il quotidiano britannico, sarebbero decine le coppie che avrebbero contattato il ricercatore nella speranza di poter superare i propri problemi di infertilità attraverso l'utilizzo della stessa tecnica di clonazione che venne usata per la creazione della pecora Dolly nel 1996.

lunedì 4 maggio 2009



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VOLEVO CAMBIARE IL MONDO

di Anonimo)
Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo. Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.

Ma anche questo sembrava immutabile.

Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.

E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.

Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo.


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Con mezzo bicchiere di vino al giorno si vivono cinque anni in più,ma solo se il vino é di Sicilia
Caltanissetta 4 Maggio 2009
Secondo uno studio olandese sembra che longevità e il consumo del nettare di Bacco vadano di pari passo. L'esperto: "Ma non esagerare con le bevande alcoliche". Succo d'uva elisir di lunga vita. Mezzo bicchiere di vino al giorno regala circa 5 anni di vita in più, secondo uno studio olandese. L'analisi delle abitudini di circa 1.400 uomini di mezza età, seguiti per oltre 40 anni, ha rivelato che bere regolarmente una piccola quantità di alcol aumenta la longevità...

E il maggior guadagno, quanto ad anni in più, si ha proprio per chi predilige mezzo bicchiere di vino al giorno: queste persone tendono a vivere circa quattro anni e mezzo-cinque in più rispetto agli astemi. Non solo. Chi consuma fino a due bicchieri di vino, due pinte di birra o due dosi di superalcolici al giorno tende a vivere circa due anni in più dei non bevitori. I ricercatori della Wageningen University olandese hanno analizzato 1.374 uomini di 40 anni nati tra il 1900 e il 1920, esaminando fino al 2000 abitudini a tavola, con l'alcol e il fumo e l'indice di massa corporea di ciascuno, registrando inoltre la prevalenza di infarto, ictus, diabete e tumori nel gruppo. Ebbene, lo studi ha scoperto che il vino è legato a doppio filo con un più basso rischio di morte per tutte le cause. "Chi già consuma bevande alcoliche dovrebbe farlo in modo light, concedendosi uno o al massimo due bicchieri al giorno, e preferibilmente di vino", suggerisce Martinette Streppel, nutrizionista dell'ateneo olandese.

"Gli effetti cardio-protettivi di alcolici e vino giustificano solo un lieve consumo negli uomini di mezza età. Bere in modo più pesante, infatti - aggiunge Streppel al quotidiano britannico 'Daily Mail' - può causare incidenti, tumori e cirrosi del fegato". E ancora, "dal momento che il consumo di alcolici può dare dipendenza, iniziare a bere per via degli effetti positivi per la salute non è consigliabile". I ricercatori hanno visto che il consumo di non più di 20 grammi di alcol al giorno - un bicchiere ne contiene 10 circa - comporta un rischio ridotto del 36% di morte rispetto a quello degli astemi. E la riduzione del pericolo aumenta per chi, fra tutti i possibili drink, preferisce il vino. In generale chi beve mezzo bicchiere di vino al dì ha una riduzione del 40% della mortalità generale e un'incidenza più bassa del 48% di morte cardiovascolare. Il tutto si traduce in un'aspettativa di vita più alta per i bevitori light.Ign

venerdì 1 maggio 2009



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I RAGAZZI E I SILENZI DEGLI ADULTI
I nostri figli senza maestri

di Isabella Bossi Fedrigotti


Della politica, di ogni suo minimo sussulto, controversia o screzio, si discute per giorni, si ragiona, si polemizza. Dei giovani e giovanissimi, dei loro problemi, dei loro allarmi, della loro violenza, dei terrificanti crimini che riescono a commettere quando ancora, almeno in teoria, devono rispettare l’orario di rientro dettato dai genitori, dopo un momentaneo commento incredulo e sbigottito, si tende, invece, a tacere. E così gli accoltellamenti, le rapine, le aggressioni, gli stupri di gruppo, gli assassini per opera di adolescenti o poco più transitano veloci, giorno dopo giorno, negli spazi delle cronache nere senza che ci prendiamo la briga di riflettere davvero su cosa sta succedendo nella nostra società. Di loro, dei ragazzi, quando li arrestano, si coglie per lo più la freddezza e l’indifferenza, non solo per le vittime ma anche per i propri cari e il proprio destino, quasi che qualsiasi cosa—compreso il carcere — fosse preferibile all’insopportabile noia che li affligge. E sembra specchiarsi, quest’indifferenza, nel loro abbigliamento, sempre uguale, jeans, scarpe sportive e felpa, del tutto indifferente a diversi luoghi e occasioni: casa, scuola, lavoro, pub, sport oppure discoteca.

Vanno e rubano, vanno e accoltellano, vanno e dan fuoco a un barbone, vanno e uccidono un compagno di scorribande, quasi sempre in gruppo, per farsi forza, naturalmente, perché da soli forse non oserebbero; e noi ce la sbrighiamo parlando di «fenomeno delle baby gang», come se il termine straniero minimizzasse la tragicità dei fatti. Ma da dove vengono e chi sono questi alieni crudeli e indifferenti? Da case normali per lo più; anche dal degrado, dalla miseria e dall’emarginazione, ma altrettanto, da case belle, quartieri buoni e famiglie per bene. Potrebbero essere figli di tutti noi, incappati per insicurezza, per solitudine, per noia nell’amico più forte, nel gruppo sbagliato; e si sa che il gruppo ormai conta più della famiglia, per il semplice fatto che la famiglia, nonostante il gran parlare che se ne fa, è oggi più debole che mai. Oltre a essere spesso dimezzata, per cui i ragazzi sono privi della costante ed equilibrante presenza di entrambi i genitori, non è più come un tempo affiancata e sostenuta nel suo magistero dagli insegnanti e da altre figure di educatori come, per esempio, i parroci, per ragioni che a volte risalgono paradossalmente proprio alla famiglia.

Se, infatti, padri e madri—come spesso succede — prendono sistematicamente le parti dei figli contro maestri e professori, è difficile che si crei quell’alleanza di intenti preziosa per l’educazione. E rinunciare a qualsiasi forma di istruzione religiosa è, ovviamente, una scelta rispettabilissima che però priva la famiglia di un supporto non indifferente. Moltissimi sono naturalmente i padri e le madri forti abbastanza per farcela da soli a insegnare ai figli cos’è bene e cos’è male, ma molti sono anche quelli che, invece, non ce la fanno. Ma c’è dell’altro, ed è la profondissima infelicità dei giovani. Perché è certo che sono infelici, lo gridano dietro i loro indecifrabili silenzi, che non sempre riflettono soltanto il comodo, rilassante oppure stanco silenzio degli adulti. È un’infelicità chiusa e senza desideri, peraltro, secondo il geniale titolo del romanzo di Peter Handke, perché non può esserci desiderio dove non c’è speranza.

Ecco, quel che atterra i nostri figli, quel che toglie loro qualsiasi energia positiva, quel che li rende tetri e annoiati e, dunque, disponibili alle trasgressioni più atroci, è la mancanza di speranze condivise. Speranze che molto prima di essere di natura economica sono di natura ideale, nutrimento e carburante indispensabile per i giovani. Anche per noi adulti, ovviamente, perché l’uomo non può vivere senza aspettarsi per domani una sia pur minuscola luce, ma in modo molto meno assoluto e radicale, perché abbiamo ormai imparato bene a difenderci dal vuoto. Speranze —condivise — che una volta riguardavano la politica, per esempio, oppure la religione o la cultura e che adesso, mediamente, s’innalzano fino ai successi della squadra di calcio del cuore o al sogno di finire in tv oppure alla conquista di un certo tipo di abbigliamento firmato e uniforme. Poveri ragazzi, viene da dire, però è questo il piatto che abbiamo preparato per loro, gli esempi che abbiamo fornito, i modelli che abbiamo fabbricato. Ed è un serpente che si morde la coda perché se famiglia, scuola e istituzioni varie oggi si rivelano così deboli, così inascoltate e incapaci di educare è anche perché per prime sembrano aver smarrito nel tempo le ragioni forti del loro essere. I maestri, insomma, i tanto invocati maestri grandemente scarseggiano perché non credono più al loro magistero.
IL MIO COMMENTO :

Non posso non convenire con l'autrice di questo articolo tanto attuale quanto necessario di riflessione.Accettare le nostre colpe di genitori, non vuol significare ,se tutti ne facessimo ammenda sarebbe un positivismo superlativo ,risolvere questo grande dilemma della società attuale.Ma come si fa a ricominciare ,come si diceva una volta,"andando punto e a capo" ?

E se noi andassimo veramente a capo,o meglio se noi ,ai nostri figli, che già sono adulti,dicessimo che la nostra educazione impartita loro é stata tutto un errore solo ed esclusivamente nostro? Avremmo la possibilità ,sempre che tutti ci adoperassimo in tal maniera,di riprendere una società che potesse riappropriarsi di ciò che sono i valori scordati? Non sicuramente riferibile il mio discorso,ai valori conclamati dal "Politico Di Pietro",ma i Valori,quelli che perdurano da millenni e che ,scientemente ,i nostri padri ci hanno inculcato e che vogliono significare rispetto verso gli altri se si desidera un riscontro;educazione e rispetto verso le cose create da Dio,la natura ,gli animali,le cose che l'uomo,con fatica costruisce.

Forse miei cari lettori, d'ogni censo e casta,se avessimo questo coraggio di dire ai nostri figli che tutto o quasi tutto ciò che noi abbiamo loro impartito é stao generato dall'errore più grande che abbiamo commesso che é avvenuto perchè abbiamo preferito valutare ed attenzionare l'arricchimento personale ,il bisogno di acquisire potere personale,tralasciando d'impartire tutt'altra educazione,quella della presenza che i mostri figli avrebbero dovuto ricevere e quant'altro,mentre carpiscono solo quella dei coetanei che ,in una società promiscua , può non essere adeguata . I vizi d'oggi,per taluni ragazzi,assumono valore propedeutico perché,negli anni avanti diventi forza ,caratteristica del divenire super-uomini,mentre invero,rimangono solo persone ai margini di una società .

Siamo stati dei genitori relativi e con noi vi sono ancora attualmente dei maestri che relativizzano il loro magistero non convinti che oggi i ragazzi,i giovani hanno carenze affettive,non ricevono l'attenzione dei propri genitori,purtroppo, in tutt'altre faccende affaccendati,mentre assumono riferimenti sui i beniamini della T.V. del cinema o del cantante più alla moda.

E' necessario riprendere l'antico percorso e capire noi stessi ,prima di divenire maestro e/o genitore; come ? Voi direte ? ..........................Riprendendo ,ciascuno l' originario ruolo che ci appartiene; allora si ,forse, avremo un futuro di uomini migliori.-

Aaronn

giovedì 30 aprile 2009



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Se la vita fosse poesia

Se la vita fosse poesia
trovare vorrei migliori attimi per pensare,
a non guardare al trascorso come fatto ormai andato
che tornar non può ,
ma proverei a scender nei luoghi più profondi del mio essere
per rendere migliore quel che di me ,oggi, invisibile rimane .
Se la vita fosse poesia
bandirei l’egoismo, l’idiozia,la malvagità;
Si suole dire che non si può fare ciò che si vuole ,
che la libertà è un’illusione ,che la fratellanza è un‘utopia ,
che l’amore è sentimento transitorio,
eppure ricorriamo alla bella prosa per esaltarne la potenza vera
per poi….. cancellare le regole del verso.
Se la vita fosse poesia
vorrei trovare i migliori attimi per ricordare con riconoscente rima
chi la vita mi donò
e poi…profanare nei pensamenti loro
si da divenir possessore degli attimi più belli ,
si da portarli nel core,per sempre, tale a quei sentimenti più sinceri .
Se la vita fosse poesia
vorrei provare a discorrere con le stelle ,i mari e le montagne
che hanno vissuto le storie più belle di briganti,di pirati , di viandanti
e con la trama della migliore novella, incantar vorrei fanciulli orfanelli,
di storie fantastiche che rammenteranno una vita tutta intera
ed io ricevere così la ricompensa,
che Dio fa dono solo a chi sa porgere la mano
nel momento del bisogno.-

Salvatore Casales


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CONOSCERE IL FILOSOFO DEL LIBERO PENSIERO.-
Dalla letteratura fino alla filosofia
Escono le opere italiane. E Ordine scopre che l'invenzione letteraria per il Nolano esprime il molteplice che domina il mondo: "Quando Bruno scrive 'Il Candelaio' ha già in mente l'itinerario filosofico da seguire fino agli Eroici furori"

Il 17 febbraio del 1600, a Roma, in Campo de' Fiori, Giordano Bruno venive arso vivo: nudo, la lingua stretta in una morsa di legno, perché non potesse dire nulla neanche in quegli ultimi terribili istanti. Di lui la Utet ha pubblicato, in due volumi che sono usciti in questi giorni nella collana dei Classici Italiani, le opere volgari, dal Candelaio agli Eroici furori, nell'edizione critica di Aquilecchia e precedute da un intenso studio introduttivo di Nuccio Ordine, docente di filosofia nell'Università di Arcavacata e tra i massimi esperti del filosofo nolano. Stilos lo ha intervistato.
Professore Ordine, è ancora stupefacente la forza di novità che promana da queste opere volgari di Bruno, che fu veramente, ai suoi tempi, intellettuale di frontiera, consapevole di esserlo. Ma perché era così difficile esserlo? Fino a morirne?
"Bisogna tenere presente che la figura dominante nel Rinascimento era quella del cortigiano al servizio di un principe. Bruno, al contrario, fa della libertà di parola e di pensiero una delle sue ragioni di vita. Per questo, in Francia come in Inghilterra, egli non esita ad abbandonare privilegi e agi per difendere la sua filosofia. In questo senso, un pensiero mobile in grado di abbattere le frontiere tra cielo e terra, tra umano e divino, tra scienze umane e scienze della natura doveva per forza presupporre una biografia segnata da una continua mobilità tra una corte e l'altra, al di là di ogni confine, alla ricerca di uno spazio per filosofare ed esercitare in pace il diritto alla parola. 'Al vero filosofo - diceva Bruno - ogni terreno è patria'. Un'affermazione che dovrebbe far riflettere oggi i fautori di biechi regionalismi, pronti a proiettare il nostro Paese in un assurdo isolamento. Omero non è più un autore greco ma appartiene a tutta la comunità occidentale, così come Pirandello e Dante ormai fanno parte di quel patrimonio culturale che ci consente di ritrovare le comuni radici europee. Dobbiamo educare i giovani a sentirsi cittadini dell'Europa. E i classici giocano un ruolo importante nella formazione di questa 'nuova' coscienza."
Lei dice che il Candelaio è come l'ouverure di uno spartito più complesso che comprende anche gli altri dialoghi in lingua italiana. Vuol dire che la composizione, peraltro concentrata in pochi anni, di tutta l'opera volgare di Bruno obbedisce a un disegno prefigurato? Che queste opere sono una specie di manifesto ideale, forse anche politico?
"Certamente. Per la prima volta in Italia l'edizione critica di Giovanni Aquilecchia prevede tutte e sette le opere italiane: il Candelaio e i sei sette dialoghi londinesi. L'edizione Gentile e il Meridiano Mondatori avevano ingiustamente escluso la commedia dall'insieme delle opere filosofiche di Bruno in volgare. In effetti, si è trattato di un grande errore. Nella mia prefazione ho cercato di dimostrare che nella commedia è possibile reperire una serie di temi che anticipano le grandi questioni su cui Bruno orchestrerà i sei movimenti successivi della sua filosofia. La scelta stessa dei generi letterari testimonia questa solidarietà: dialogo e commedia, serio e comico, non possono essere separati nella 'nova filosofia' teorizzata dal Nolano. Quando Bruno scrive il Candelaio ha già in mente, grossomodo, l'itinerario filosofico da seguire fino agli Eroici furori: l'esperienza in volgare si apre con la messa in scena dell'ignoranza (tre personaggi che non conoscono se stessi) e si chiude con la ricerca solitaria di Atteone, con la visione di una 'divinità' che non è fuori di noi, ma nella natura, all'interno di noi stessi."
Bruno va dritto nel segno, colpisce sempre a fondo, e sembra fare della provocazione perpetua lo stile del suo pensiero. Rovesciando tutti i luoghi comuni: dalla visione tolemaica, che demolisce per primo, fino al petrarchismo, che rovescia nel suo contrario. Insomma un àtopos. Anche con le religioni il suo rapporto è di autonomia assoluta. Non accetta nulla del cattolicesimo tridentino, ma non è neanche calvinista. Come mai?
"La concezione bruniana della religione è un punto forte della sua filosofia. Non esistono infatti religioni 'utili' o 'dannose'. Il compito delle religioni è quello di religare (unire, cementare), di servire da modello etico di comportamento per le masse escluse dalla ricerca filosofica. Questo significa che tutte le guerre che scoppiano in nome della religione sono in contrasto con la funzione che essa deve assolvere. L'errore sta nel volere imporre una religione come verità assoluta. È quello che accade oggi con i fondamentalismi. E quando parlo di fondamentalismi non parlo solo di quelli musulmani, ma penso anche a fanatismi di matrice cattolica che possono sfociare talvolta in comportamenti violenti come in Irlanda o in Italia, dove in alcune aree leghiste si predica la caccia al musulmano o all'extracomunitario. Ognuno crede di avere una verità che bisogna imporre con ogni mezzo all'altro. Lo stesso atteggiamento contro la coercizione è possibile ritrovare sul piano della poetica. La codificazione dei generi letterari e la fissazione della letteratura in un rigido sistema di regole, vengono completamente rifiutate da Bruno: la lingua e la scrittura letteraria devono esprimere la molteplicità e la varietà che dominano l'universo. E in nome di questa pluridimensionalità, il Nolano diventa un grande sperimentatore: innova i generi, vivifica la poesia, irrora la lingua e arriva perfino a sperimentare nuove possibilità sul piano metrico."
Ma in che maniera si lega questa concezione bruniana della varietas e del relativismo della verità con lasua particolare interpretazione del copernicanesimo?
"Lei coglie un nodo importante. La concezione bruniana della tolleranza affonda le sue radici nella cosmologia. La visione di un universo infinito spazza via definitivamente la nozione di centro assoluto e, quindi, anche la nozione di verità assoluta.non c'è più un solo centro, ma ci sono tanti centri per quanti sono gli esseri viventi che popolano gli infiniti mondi. L'insetto più piccolo e un pianeta hanno la stessa dignità e lo stesso diritto all'esistenza. Bruno,partendo dalle geniali scoperte di Copernico, 'riscrive' in maniera radicale i rapporti tra l'individuo e il mondo, tra l'uomo e la verità, tra il filosofo e la conoscenza. Sospeso in una posizione mediana tra gli dei (che non cercano la sapienza perché la possiedono) e gli ignoranti (che non la cercano perché presumono di possederla), il vero filosofo dedica tutta la sua vita alla ricerca della sapienza nella certezza che mai potrà possederla nella sua totalità. La filosofia coincide con un amore incondizionato e smisurato per la sapienza."
Proprio in nome di questa ricerca senza fine, Bruno si ribella ad Aristotele e a quelle certezze consolidate e accettate per autorità dai "sapienti".
"Certamente. La filosofia bruniana distingua tra fede e ragione. Le verità indiscutibili riguardano la sfera della fede. Ma la vera ricerca filosofica non può avvalersi di verità indiscutibili, valide una volta per tutte. Non a caso Bruno sceglie il genere dialogo per esprimere la sua 'nova filosofia'. E non a caso Bruno insiste nei suoi dialoghi sulla molteplicità dei metodi e delle filosofie. Non esiste la filosofia, proprio come non esiste la verità. Esistono le filosofie, così come esistono le verità. Tutta l'opera italiana è percorsa dal bisogno di mettere in scena il difficile percorso per conquistare la conoscenza. Un percorso a più voci, che prevede sempre il confronto con l'altro. Come diceva Montagna, utilizzando la metafora della 'caccia', all'uomo è dato inseguire la verità ma non possederla. Ecco perché il vero filosofo, secondo il motto socratico, è colui che sa di non sapere. Spesso non basta una vita intera per arrivare a capire che tanto più sappiamo, tanto più avremo coscienza del nostro non sapere."
Lei ritiene che uno dei nodi centrali della teoria della conoscenza in Bruno si manifesti nel simbolico rapporto che si crea tra filosofia e pittura, attraverso la nozione di ombra.
"È vero. Ho cercato di capire perché Bruno apra la serie delle opere italiane con il Candelaio nelle vesti di un pittore-filosofo (il protagonista è un pittore le cui iniziali, G. B., alludono allo stesso autore) e la chiuda con i Furori, in cui un filosofo-pittore dipinge con le parole una serie di 'imprese' (descrizioni di immagini simboliche). In effetti, filosofia e pittura affondano le loro radici nel tema dell'ombra. Il mito delle origini della conoscenza (la caverna di Platone) e il mito delle origini della pittura (il primo pittore, secondo Plinio, avrebbe contornato un'ombra proiettata su un muro) prendono le loro mosse da proiezioni di ombre. Ma il vero filosofo e il vero pittore devono andare al di là della 'soglia' dell'ombra: il pittore deve arricchire l'ombra con il disegno e con i colori, mentre il filosofo deve risalire dalle proiezioni distorte alla vera natura delle cose. Sta di fatto che filosofo e pittore lavorano a partire dalle ombre: si misurano con la materia, con una realtà sottoposta a mutazioni e mangiamenti, riverberi e proiezioni. Bisogna risalire dal molteplice all'unità, bisogna cogliere dietro l'apparente movimento la sostanza delle cose. Tutta la filosofia bruniana della conoscenza si fonda sullo sforzo di 'vedere' l'invisibile. 'Conoscere' significa innanzitutto vedere per 'immagini'. E, spesso, per 'vedere' e 'conoscere' bisogna 'trasgredire'. E questa trasgressione può costare anche la vita."
Si tratta dell'esperienza che compiono, attraverso percorsi diversi, Atteone e Narciso? Entrambi per aver "troppo visto" finiscono per perdere la vita.
"Proprio così. Narciso si innamora di un'immagine riflessa. In un primo momento non si accorge che quell'immagine è la propria. Ma poi quando se ne rende conto non può fare a meno di continuare a desiderarla fino alla morte. Qui si avvera la profezia di Tiresia: morirà solo se conoscerà se stesso. Anche Atteone muore quando scopre Diana (la natura): nel vede la divinità nuda, il mitico cacciatore scopre che ciò che cercava (la sua preda) non era fuori di sé,ma dentro di sé. Due miti diversi, che hanno però in comune una visione che ci fa capire la coincidenza tra l'individuo e la divinità, tra l'io e l'altro. Ma che ci insegna, innanzitutto, che la conoscenza presuppone sempre una 'metamorfosi', un prezzo da pagare".
Un prezzo che Bruno stesso ha pagato con la sua vita, nel rogo di Campo de' Fiori.
"La testimonianza di Bruno assume un alto valore etico in una società come la nostra dove sembra che tutto debba essere realizzato velocemente e senza sforzo. Mi riferisco alle moderne pedagogie edonistiche in voga oggi nelle scuole: bisogna rendere tutto più facile, eliminando qualsiasi sforzo possibile. È un grande errore. Non ci può essere conquista della conoscenza senza sofferenza e senza fatica. Sin dai primi anni di vita scolastica i giovani studenti devono apprendere che ogni cosa che impariamo è frutto di un impegno. L'idea che si possa crescere senza 'sacrificio' è un inganno. Bruno ci insegna che proprio questa lotta quotidiana per conoscere ci dà il diritto alla parola. E che in questo diritto risiede la vera gioia di un'esistenza in cui non ci sia più divergenza tra pensiero e vita, tra la mia visione del mondo e il mio modo di essere anche nelle azioni più umili della vita quotidiana."
Un invito a leggere le opere, dunque.
"Certamente. Questa edizione critica di Giovanni Aquilecchia finalmente permetterà di leggere le opere italiane di Bruno in un testo definitivo. Si è trattato di un lavoro che si è protratto per oltre cinquant'anni. E negli ultimi dieci anni ha visto impegnati studiosi di diversi Paesi europei per redigere i commenti e gli utilissimi apparati (un incipitario, una tavola metrica, un rimario per i componimenti; ma anche una storia dell'iconografia bruniana). Tra gli studiosi italiani vorrei ricordare due maestri: Nicola Badaloni e Giorgio Barberi Squarotti."
Ma come mai si deve proprio alla Francia l'iniziativa di pubblicare per prima le opere di Bruno in edizione critica?
"In effetti, Aquilecchia aveva iniziato già con l'Utet negli anni Settanta a preparare alcuni testi critici. Poi grazie all'accordo tra Edoardo Pia dell'Utet e Alain Segonds de Les Belles Lettres è iniziata nel 1993 la pubblicazione a Parigi delle opere italiane con la traduzione francese a fronte. Les Belles Lettres è uno degli editori di classici più prestigiosi, si pensi alle collane di opere latine e greche. Adesso l'Utet ha ripreso quei testi e quei commenti. Questa collana francese, che io dirigo assieme a Yves Hersant, non sarebbe mai esistita senza l'edizione di Aquilecchia e senza l'entusiasmo di Gerardo Marotta, presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici che sta promuovendo la filosofia di Bruno in tutto il mondo."
Lei allude alle traduzioni delle opere italiane di Bruno in corso in Giappone, in Cina, in Romania, in Spagna, in Danimarca, in Germania?
"Certo. Grazie alle preziose iniziative di Marotta oggi le traduzioni di Bruno si moltiplicano nel mondo intero. Finanche in Giappone e in Cina abbiamo trovato un interesse enorme. Qui per la prima volta Bruno viene tradotto direttamente dall'italiano. A Pechino e a Tokio ho incontrato tanti giovani ricercatori interessati a trovare agganci tra la filosofia bruniana e le filosofie orientali. La tolleranza, il rispetto delle diverse culture e la presenza del divino nella natura sono i temi che hanno attirato di più l'attenzione di questo nuovo pubblico di lettori".