domenica 31 maggio 2009



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L’ozio e la fortuna

Per la miseria…
Mi sono detto tante volte,
perch’io devo essere il più disposto
a sostegno di chi ,oziando,và per la montagna

a cercare quell’albero
che in tanti chiamano esser della cuccagna .
E’ come regalare la manna
a chi capire non tiene merito,

è come insultare la ventura antica,
quella che un tempo giocava ai dadi coi briganti.
E allora mio caro errabondo,
non guardarti le mani che non conoscono fatica,

Non andare nel buio pesto alla ventura,
non mostrar la moglie come fosse una civetta,
vedi; c’è un tempo per pensare,
c’è un tempo per guardarsi dentro ,

c’è un tempo per decidere,
di che fare dell’inutile viatico
che t’accingi a percorrere solitario se
conoscere non sai il perché sei venuto a questo mondo;

La solitudo non è tristezza d’animo,
né sorella all’ozio,
ma amica della riflessione
che sperar non deve nella bendata dea,

ma rifuggire l’antico vizio.
E perciò prova a trovare la dignità della fatica,
non andare oltre il buco dell’incerto
perchè prima di te è arrivato il tarlo

che non ha mai finito il suo percorso vecchio.
Prova a faticare un giorno vero
e comprendere dovrai,
che ancor di più d’andare a cercar la sorte

sarà reale ricompensa rivedere con riguardo
chi, un di, t’ha porto la robusta mano segnata dal travaglio,
chi t’ha indicato lo sguardo segnato dal patimento,
chi un di, t’ha mostrato il dito nella mente per indicarti la ragione .-

Aaronn

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