domenica 26 aprile 2009



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MASSONERIA : COSTRUIRE SE STESSI CON L'AIUTO DEI SIMBOLI- 27 - Aprile - 2009
Liberare la natura umana
Quali sono gli strumenti che la Massoneria mette a disposizione dei propri adepti affinché possano raggiungere la trasmutazione alchemica da piombo (neofita) in oro (Maestro Libero Muratore)? Il nascere uomo o donna, così come il nascere guerriero o sacerdote, ed anche il semplice nascere in un tempo o in un luogo preciso è, infatti, da considerarsi come un segno tangibile, sotto gli occhi di ognuno, di quello che è la propria via e il proprio destino. Compito di chi nasce uomo è il compiersi come uomo. Cioè determinare la propria natura eliminando ogni scoria e mescolanza. Come l’oro, il quale, uscendo dalla miniera grezzo e sporco di altri metalli meno nobili, ha bisogno di purificarsi prima di risplendere in tutto il suo effettivo valore, così la natura umana è sommersa da tantissime imperfezioni che la tengono vincolata ad un’esistenza di fatto inferiori alle sue reali potenzialità. Ho affermato che La Massoneria agisce su alcuni individui della collettività affinché la loro nuova crescita comporti di conseguenza il miglioramento dell’Umanità. Quindi il principio della Massoneria risiede nella consapevolezza dell’uomo iniziato che attraverso la sua volontà, quale espressione di libertà, guidi la propria esistenza; pertanto egli stesso, l’uomo, è il solo responsabile della propria vita. Si dice che nel sistema simbolico della Massoneria siano confluite le Tradizioni dei movimenti occulti ed eretici che sono esistiti dal XII al XVI secolo e che la Massoneria del XVIII secolo sia un sincretismo del pensiero gnostico, ermetico, alchemico, rosacruciano che riprende i temi dominanti di queste correnti occulte per il suo simbolismo. Diventa universale nel suo pensiero, evolvendosi da corporazione di mestieri ad associazione speculativa, il cui centro è l’uomo, universalmente inteso. La Massoneria è figlia prediletta dell’Illuminismo, dal quale si è distinta per aver esteso la visione, oggettiva e scientifica, con la visione metafisica della vita, il cui fine è l’evoluzione ed il progresso dell’Umanità, attraverso l’Arte Reale. È mia opinione che non a caso la Massoneria ha avuto la sua massima espressione nell’Illuminismo, distinguendosi come movimento di pensiero che ha sapientemente attinto alla Tradizione occulta, detentrice di quel pensiero non sacerdotale, perseguitato e represso dalle Istituzioni al potere, identificandosi come l’Arte di costruzione interiore dell’essere umano; il lavoro al suo perfezionamento. La Massoneria è un’arte dell’anima. I suoi simboli, quali il grembiule, il martello, la cazzuola, lo scalpello, la squadra, la livella, il filo a piombo, il compasso e così via, sono simboli del lavoro interiore sull’essere umano, necessario per la costruzione di quel Tempio meraviglioso che è la scena dell’anima umana, per l’evoluzione ed il progresso dell’Umanità. Il Fratello Goethe fece il primo passo verso la conoscenza della natura umana tripartita. Affrontò il tema della libertà, fra il rapporto della natura animale e la natura spirituale dell’uomo, per affermare che la libertà dell’uomo appare non come donata, ma come qualcosa che solo l’uomo stesso può conquistare. Nel Faust Goethe mostra tutta la sua ricerca nel simbolo dell’anima umana, lacerata dall’eterno conflitto tra il bene ed il male, la salvezza e la dannazione. Lascia intendere, a chi conosce il linguaggio inziatico, l’elemento determinante della volontà nelle scelte umane.
Da Hiram al Santo Graal
Se la libertà dell’uomo si estrinseca nella scelta di determinazione, occorrono dei valori affinché questa sua determinazione non risulti inutile, o addirittura dannosa, per l’umanità. Il pensiero sacerdotale, radicando il bene nel Dio ed il male nel Demonio, controlla il comportamento umano, creando continuamente antinomie e dualismi, predestinazione e provvidenza divina, ponendogli imperativamente la soggezione al volere divino. Il pensiero ermetico, alchemico e gnostico, percorre la strada opposta, in maniera eretica focalizza il centro sull’uomo, in perenne lotta tra il bene ed il male, il quale attraverso il suo comportamento incide sulla sua vita, contraddistinguendola nella buona e cattiva sorte, comunque decidendo la via da intraprendere, egli è l’unico artefice della sua vita. Ciò risulta ben simboleggiato nella leggenda Hiramitica. Infatti, Hiram Abiff, l’architetto del Tempio, non ha avuto il dono divino della Saggezza come Re Salomone; per edificare l’opera ha dovuto tracciarne il disegno e realizzarla, trasformando con il proprio lavoro la pietra grezza in un opera grandiosa. Per il suo lavoro ha usato la Forza, la Bellezza e la Saggezza. Nel XII secolo questi tre concetti venivano racchiusi nei profondi simboli della saga del Santo Graal. Ma cosa rappresentava il Santo Graal nel Medio Evo? I testi più caratteristici relativi al Santo Graal sono stati scritti quasi tutti in un periodo piuttosto breve che comprende, più o meno, quarant’anni a cavallo tra il XII e il XIII secolo: proprio nel periodo in cui la tradizione medievale delle crociate dell’alta Cavalleria e dei Templari raggiunse il suo apice. All’improvviso si cessa di scrivere sul Graal, come obbedendo ad una parola d’ordine alla quale nessuno può sottrarsi. È questo il periodo delle repressioni da parte della chiesa di Roma contro tutte quelle correnti religiose considerate eretiche: ricordiamo, in proposito, la crociata del 1209 contro gli Albigesi (Catari), considerabile, per la scala immane e la maniera brutale con cui fu condotta, un vero e proprio genocidio, non meno duro e crudele di quello che un secolo più tardi verrà perpetrato, sempre da parte del Papa e della sua chiesa, a danno dell’Ordine dei «Poveri Cavalieri di Cristo» del Tempio di Gerusalemme, probabilmente gli ultimi custodi e guardiani regolari della Tradizione del Santo Graal. Si narra che il Santo Graal fosse la mitica coppa in cui Giuseppe d’Arimatea, un discepolo occulto di Gesù e membro del Sinedrio, avesse raccolto l’acqua e il sangue che sgorgavano dalla ferita inferta al fianco e al costato del Cristo dalla lancia del centurione Longino, nonché lo stesso calice che Gesù aveva utilizzato nell’ultima cena, all’atto dell’istituzione del rituale eucaristico della transustanziazione. Molte tradizioni antiche che si rifanno al simbolismo della coppa, parlano tutte di un qualcosa che in una data epoca sarebbe andata perduta. La coppa è stata tradizionalmente sempre e ovunque legata al significato di contenitore di sapienza, ossia di vaso che raccoglie tutta la conoscenza spirituale: il Graal contiene in sé tutto il sapere degli universi creati. È il simbolo dell’anima umana, che era andata perduta, di un’anima che è rientrata in possesso del «senso dell’eternità» legato indissolubilmente a quello «stato primordiale » la cui restaurazione «costituisce il primo stadio della vera iniziazione » (Guenon). Non è l’argomento che qui ci interessa, pertanto mi limito ad affermare che il Santo Graal rappresenta per l’Uomo che ha superato l’anno mille con le sue angosce, un modo nuovo di vedere il rapporto dell’uomo con la divinità. Un uomo che non è più spettatore della propria vita, che contemperando la visione divina con quella terrena, ne diventa attore. Staccandosi dalla predestinazione e dalla provvidenza, da condotto diventa condottiero, la sua Saggezza è frutto dell’esperienza, non di emanazione divina, egli attraverso la Forza del pensiero deve decidere, ma se il suo animo è insensibile all’arte, alla Bellezza, non potrà raggiungere quella sapienza che gli permette di scegliere la via e diventare Cavaliere al servizio dell’umanità. La Massoneria Speculativa riprende le Tradizioni Templari in alcuni suoi rituali e apre i propri lavori illuminandoli con la Saggezza, la Forza e la Bellezza.
Da Apprendista a Maestro
La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono i tre simboli di formazione che dal grado di Apprendista portano a quello di Maestro Libero Muratore. La Saggezza, frutto dell’esperienza, sintesi di quel incessante lavoro fra ragione, istinto e sentimento, che affligge l’uomo nel processo decisionale, gli permette di orientarsi nella luce come nel buio. La Forza della ragione evita il pregiudizio. La Forza potrebbe portare però a qualsiasi decisione. Il bene potrebbe diventare male; il male potrebbe diventare bene. Il pensiero massonico sa che il bene ed il male non sono categorie assolute. La Bellezza dell’anima, per mezzo della quale ci avviciniamo all’espressione dell’arte, ci guida intuitivamente verso quella dimensione che la nostra ragione non può comprendere. Non possiamo infatti razionalmente capire perché ci piace un quadro, una scultura o un brano musicale. Non possiamo negare il sentimento che viene dal cuore come entità contrapposta alla ragione, che identifichiamo come amore. Ma di tutti questi processi di trasformazione, a mio parere, il più importante è quello della Bellezza, legato simbolicamente al lavoro del Compagno. La Bellezza comporta la formazione, nel Massone, di una cultura Estetica, tramite un lavoro di trasformazione nell’identità dell’individuo. L’obbliga a ricercare i valori dell’arte nelle opere, in altri termini, è un processo di assimilazione e di apprendimento verso il linguaggio dell’altro che ne modifica il modo di sentire e di valutare. Comporta un processo lento di trasformazione nella nostra identità. La formazione del Compagno è forse la più importante, nonostante questo grado venga spesso svilito ed incompreso come periodo di passaggio. In realtà il compimento del percorso di questo secondo grado comporta la maturità del Libero Muratore. Infatti, il grado di Maestro è un grado moderno, aggiunto, e rappresenta la sintesi del lavoro compiuto nei precedenti gradi, e l’acquisita Sapienza di saper dosare, controllare ed apprendere il risultato dell’eterna lotta fra forza e bellezza, nell’esprimere la nostra dimensione di Uomo libero, nel bene e nel male. La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono le tre fondamentali virtù dell’Arte Reale che un Massone pazientemente impara durante il suo cammino iniziatico. L’arte nasce dalla speranza, guarda al futuro. È un progetto di convivenza verso una vita migliore, anche quando ci mostra il peggior aspetto negativo. Ed é per questo che il Libero Muratore costruisce il Tempio attraverso l’incessante ricerca della Verità, pur sapendo di non poterla mai raggiungere. Assiste, nell’unità temporale, alla distruzione del Tempio ed alla sua ricostruzione, ma non desiste, perché l’arte è la meta del suo lavoro che svolge con Saggezza, Forza e Bellezza. Il lavoro esoterico a cui l’Iniziato si sottopone per accedere ai piani di conoscenza superiore, consiste nel compiere passo dopo passo la digestione del simbolico trinomio, per riscoprire in se stesso il baricentro etico e adottare quei valori che si esprimono nel segno dell’universalità e dell’immutabilità. La lettura del passato impone un atteggiamento di fermezza nella continuità dei valori, ma non deve tradursi in un’avversione al nuovo, al progresso, di cui la Massoneria è portatrice verso l’umanità. Anche se oggi quegli eterni valori di fratellanza, di pace e di unione, sono flebili, anche nella stessa Massoneria, solo un ritorno alle nostre origini ed intenzioni, potrà in futuro permettere di condividere con alcuni una società non compromessa da un cieco egoismo, che sembra essere penetrato nel tessuto connettivo della civiltà umana. La nostra società, sollecitata da mille richiami, occupata come è a conservare, se non ad aumentare il benessere materiale, è in una fase dove gli interessi personali, così come le autonomie personali, condizionano fortemente i rapporti umani, caratterizzando quelli interpersonali principalmente da interessi economici ed egoistici.
Paul Ricoeur, uno degli ultimi grandi filosofi del 900, scomparso recentemente, ebbe a dire: «Il mondo ha bisogno di grandi simboli per cercare il filo conduttore del labirinto umano». La Massoneria del XVIII secolo questi simboli li ha indicati e realizzati. Noi Massoni di oggi? «Che la Luce della Sapienza, della Forza e della Bellezza resti nei nostri cuori» .

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