venerdì 16 maggio 2008

L'essere della ipocrisia non é essere se stessi.-





- L’essere della ipocrisia -

Quando si vuol parlare degli atti o dei comportamenti che l’uomo, nel suo modo di essere,spesso distorce a suo diretto nocumento o avverso altri, rimaniamo inibiti dal volere aprirci ad un tal dialogo in maniera cosciente ad onore e vanto della verità, per tema di guardarci dentro.

Per timore di penetrare e fare analisi su noi medesimi ,rimaniamo perplessi sull’atto speculativo che esercitiamo a danno della nostra identità o della nostra dignità.

Nel caso specifico, la mia argomentazione é rivolta all’ipocrisia”, tema ed atto emblematico, nello stesso tempo, che ,se volessimo raggiungere la sua radicalità , perverremmo all’antropologia dell’uomo ,come sua manifestazione prima, forse di ingenuità ,di un atteggiamento che l’uomo dovette assumere in un verso anziché in un altro per un tornaconto o per scongiurare un atto palese .

Allora ,se il discorso avviene in un contesto di una scuola o di un seminario,d'un convegno,vien facile produrre lusinghiero interesse nell’uditorio , ritenendo,tale atto, essere motivo di tanta riflessione perché connesso ad altri atti che,necessitano quella rettifica che,di contro, giustifica la connaturazione dell’essere uomini liberi, uomini non sottomessi alle pressioni degli accadimenti del quotidiano;

Convinti che, sovente non paga l’atto d’essere se stessi,ma paga quello dell’equa ricompensa che toglie l’uomo dal carcame della menzogna,lo toglie dal dispregio che calpesta la sua dignità.

Il tema “ ipocrisia” ,dunque, nella sua ovvietà e nel suo più intrinseco significato, allora, va trattato con ampia schiettezza non tanto per raggiungerne il suo originario significato letterale, Simulatio - onis, che rappresenta l’azione antica di un attore che ,fatta propria l’arte teatrale, portava in giro per paesi lontani storie e fiabe inverosimili , attraverso le quali , venivano raccontate gesta d’eroi , fatti di povertà ,di disastri e di calamità da interessare un certo uditorio che a quel tempo non aveva parecchie divagazioni, quanto per definire la simulazione un difetto di cui si è macchiato l’uomo.

Erano altri tempi , si, in cui egli, nella sua in genuinità ,veniva attratto dai tanti fatti che arricchivano la sua immaginazione, fatti che lo portavano lontano nel tempo ed a capire meglio ciò che conduceva al vizio o alla virtù e , probabilmente, attinse da questi attori l’arte d’apprendere e d’insegnare ai propri figli, il bene ed il male, l’arte di mostrare riservatezza ,la coinvolgenza o la non appartenenza a fatti che gli avrebbero potuto portar nocumento e tradusse tutto ciò in un modus vivendi,comportamentale che, successivamente, si tramutò in cultura.

La simulazio oggi, come ieri, è un mostrare agli altri o, per dir di più,*l’atto mediante il quale, l’uomo patteggia con se stesso un atto della sua volontà, di compierlo o non compierlo,secondo le sue intenzioni,ma di certo per apparire diverso e trasmettere agli altri il tutto ed il contrario di tutto alla sua connaturata identità , o di mostrare ciò che in realtà non possiede.*

Ma l’ipocrisia come atto nella sua estensione ormai dilagante non può’ essere ammessa come un innocente errore avverso il quale troppo spesso l’uomo ricorre;

E’ un comportamento negativo al quale bisogna riflettere e correggere questa mal celata ed incontrollata azione la cui prosecuzio, nel tempo, inficia l’essere dell’uomo inserito nell’amalgama di una società che vuole uomini liberi ed onesti.

Che dire allorché l’uomo commette l’errore più grande di tradire un’amicizia? Una fratellanza ? la propria consorte , i propri figli, il rapporto interpersonale con la società ?

Che dire dei tanti che si appropriano del titolo di “Uomini “ che si trincerano in quest’atto (l’ipocrisia) , della degenerescenza e della falsità quando si collocano in una realtà di pausa , di cautela o della malafede?

Che dire infine dell’atto di non volersi manifestare, cultura ultima invalsa nell’uomo d’oggi,che mette in evidenza solo l’atto vile di un animo incapace d’esprimere la propria opinione o il proprio libero pensiero?

Oggi l’uomo crede,con l’atto dell’ipocrita, di trarre in inganno il suo consimile,simula il suo apparire, si esalta introducendo tortuosi discorsi,si inscrive in un determinato nucleo che,il più delle volte lo rende asservito agli errori ed incongruenze degli altri; Non si accorge di scalfire,pesantemente la sua pur mediocre personalità.

Costui, è da ritenere un pover’uomo ,inconsapevole che, aldilà dell’azione,della ipocrisia , deve emergere il suo modo d’essere “Uomo vero” ,che deve costruire il suo tempio interiore,non aggrappandosi al non essere, in tal maniera,appalesandosi, avrà ,solamente,ingenerato violenza a se stesso .

Il contatto che vorrà allacciare con altri non sarà mai vicino, come egli crede,ma lontano parecchie miglia.-

Aaronn

é

Salvatore Casales

Nessun commento: