sabato 21 maggio 2011

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Il crimine del mobbing


Continua imperterrita la violenza alla persona sia nella classe operaia che impiegatizia.Continua inappellabile ogni forma di protesta contro coloro che,profittando di una posizione di comando presso le strutture impiegatizie come - capi reparto- capi uficio - caporali di giornata - capi struttura - direttori e preposti bancari -primari ospedalieri, mortificano a tutt'oggi, il dipendende minacciando il loro licenziamento se le malcapitate o i malcapitati non sottacciono alle loro vogliose richieste di qualsivoglia natura.

Dall'altra sponda,si osserva ad una "Giustizia,inerme che, imperterrita", continua a nicchiare ed a far da mercante alle continue proteste dei lavoratori-contenziosi ,dispendiosi ed infruttuosi che, non curando nella sua pienezza o non curando il lavoratore/trice non rispondono a garanzia del leggittimo posto di lavoro ,messo in discussione da un paradigma mafioso comportamentale che, ancora oggi, viene esercitato verso il più debole e senza che un giudizio sereno intervenga in loro favore.
Premesso ciò :


Su Facebook esistono tanti gruppi sul mobbing cui aderiscono centinaia e anche migliaia di persone, ma, prescindendo dalle identità “virtuali”, non credo che tutte siano vittime o interessate a combattere questo fenomeno criminale, poiché nel mondo “reale”, i mobbizzati si scontrano con un compatto muro di silenzio omertoso, a difesa di tale temibile strumento di potere, cementato da alcuni magistrati, che, infangando col proprio comportamento la categoria cui appartengono, trasformano impunemente le vittime di mobbing in vittime di malagiustizia.
Chi ha trovato il coraggio di denunciare gli abusi di potere subiti, sopportandone le ”dannose” conseguenze, ampiamente analizzate da psicologi e sociologi, sa per esperienza diretta come si rendano tutti latitanti in questa impari battaglia di legalità, in cui non è facile distinguere le vere vittime da quelle false, soprattutto nel mondo “virtuale“.
Considerato che la determinazione nel reclamare Giustizia potrebbe essere un criterio accettabile per trovare le persone ben motivate cui affiancarsi in questa lotta solitaria, che, dopo tanti anni, non ha prodotto, ad oggi, alcun risultato positivo per le vittime attuali e future, invito coloro che hanno già adito la Corte d’Appello o la Corte di Cassazione, così manifestando la volontà di non abbandonare un legittimo desiderio di Giustizia, ad unire le nostre “denunce” incontrandoci nel mondo reale, attrezzati unicamente della propria determinazione.
Le modalità vi saranno poi rese note, assicurandovi di essere consapevole della diffidenza che ogni vittima di mobbing ha sviluppato.

L’evento rimarrà aperto per qualche mese al fine di farlo conoscere al maggior numero possibile di persone e un aiuto in tal senso potrebbe venire dai numerosi psicologi esistenti in rete, che potrebbero così dare un contributo più costruttivo.

Per quanto sopra detto, chi fosse interessato a tale evento dovrà qui pubblicizzare gli estremi di riferimento del proprio ricorso per mobbing. (Quelli miei sono già da tempo pubblicizzati su Facebook v.nota “Lettera a chi crede nella Giustizia”)

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