sabato 15 novembre 2008



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15 novembre 2008
POLITICA
DEONTOLOGIA POLITICA E DEMOCRATICA : SOLO NEGLI STATI UNITI D'AMERICA.-
dall'ANSA.IT riporto l'articolo dell'11-11-08 di cui sotto :

"BUSH IL COWBOY, USCITA DI SCENA DA GENTILUOMO
di Cristiano Del Riccio

WASHINGTON - Il presidente George W. Bush, entrato alla Casa Bianca con l'irruenza di un cowboy, intende uscirne con l'eleganza di un gentiluomo. Bush non ha perso occasione, negli ultimi giorni, per sottolineare la sua determinazione nel favorire un passaggio di consegne più fluido possibile tra la sua amministrazione e quella del suo successore, Barack Obama. Una determinazione ancora più ammirevole considerate la palate sui denti prese dal presidente americano, nella lunga campagna elettorale, non solo dal partito rivale di Obama ma anche dal suo partito, quello repubblicano. Così Bush ha continuato a sorridere a denti stretti mentre i democratici, guidati da Obama, continuavano a distruggere i suoi otto anni alla Casa Bianca indicando nella sua 'politica fallimentare' la causa della crisi globale che ha travolto i mercati e le economie del pianeta. Per non parlare della politica di Bush sull'Iraq, sull'Afghanistan e su tutto il resto. Al coro delle accuse si sono uniti con gusto i repubblicani che hanno spesso rincarato la dose, fiutata la voglia di cambiamento dell'elettorato, tenendo il presidente a distanza (come un appestato) durante la campagna e facendo il suo nome solo per dire, come il candidato John McCain, "io non sono Bush" o "la mia amministrazione sarà ben diversa da quella di Bush". In assenza di un vicepresidente pronto a candidarsi, come è accaduto molte volte in passato, si è creato uno 'strappo' tra l'amministrazione in carica e la campagna per scegliere quella futura lasciando l'inquilino della Casa Bianca senza un solo difensore, neanche un avvocato d'ufficio, riservato dalla legge Usa anche ai peggiori criminali. In questa situazione Bush, dopo la vittoria di Obama, avrebbe avuto ogni ragione di risentimento per essere stato messo così platealmente alla gogna in una elezione che si è trasformata in un referendum sulla impopolarità del presidente Usa. Ma fin dal suo primo commento al risultato delle elezioni Bush ha mostrato l'intenzione di lasciare la Casa Bianca con un comportamento da gentiluomo: ha sottolineato il significato storico del trionfo di Obama e descritto con tono eloquente l'immagine carica di emozioni e simboli dell'ingresso della famiglia Obama alla Casa Bianca, come primi cittadini d'America. E quando gli Obama sono giunti ieri in visita, avvenuta insolitamente a ridosso delle elezioni proprio su sollecito di Bush, il presidente americano è stato generoso di pacche sulle spalle e sorrisi con l'uomo che per due anni ha fatto tutto ciò che era in suo potere per criticare la sua presidenza. Certo, le ferite della acrimoniosa campagna non sono ancora rimarginate. Ne ha fatto un raro accenno ieri la portavoce della Casa Bianca Dana Perino: "Il presidente ha evitato di proposito di lasciarsi coinvolgere nella campagna - ha detto - anche quando è stato per noi molto duro lasciar passare gli attacchi senza rispondere". Ma nei prossimi giorni, ha anticipato la portavoce di Bush, il presidente intende "riesaminare" alcune di queste accuse rimaste finora senza difesa. Ma lo farà senza polemica. "Pensando alla Storia", ha sottolineato la portavoce. Il cowboy, posata la pistola, si è trasformato in un gentiluomo deciso a lasciare un buon ricordo nella sua uscita di scena dal palco della politica."

Il mio commento :

Non può sottacere l'amara considerazione,dopo l'attenta lettura dell'articolo di cui sopra,nel constatare come un antagonismo partitico e sull'attuale governo,abbia infranto le norme fondamentali di comportamento che sono aduse in una libera democrazia.

Cristiano Del Riccio,nella sua esposizione ,molto sottile,non ha ,volutamente, posto in essere alcun commento che ponesse all'evidenza del lettore ,la totale differenza etico-comportamentale che vige nei nostri politici italiani.

Ma io non sottaccio, e se avvolte ho pensato, incautamente,ad un governante americano che,fino ad oggi, ha condotto gli Stati Uniti d'America allo sfacelo,é perché non ritengo si possa giustificare una ragion propria(di stato) con la guerra ,perché l'azione di rivendica,nella mia cultura cristiana, si oppone alla azione devastatrice che ,con la guerra ,il sangue riverso da gente innocente, non rientra nelle vene per ridare la vita ai tanti deceduti senza conoscerne le motivazioni.

Ma il mio commento trascende la considerazione sull'0perato del Presidente Bush,in quanto riverso esclusivamente a manifestare un dissenso avverso un tipo di politica che,in Italia non ha eguali.

Si legge,nell'articolo di Del Riccio come l'azione del presidente Bush,stia favorendo l'ingresso cordiale di Obama alla Casa Bianca. Un conportamento inverosimile, se si pensa al trattamento diffamatorio usato da Obama,durante la campagna elettorale, per produrre la evidenza di una politica sconveniente e del tutto negativa, del suo predecessore, al suo progetto di rinnovo degli States.Orbene ,in Italia,assistiamo al contario di tutto, oggi riteniamo essere democrazia,ma ne siamo certi?

Fomentiamo e speculiamo ,con la disinformazione, i ragazzini, i giovani,i lavoratori ,i pensionati,da indurre tutto il popolo italiano a ricredersi sul consenso riverso ai nuovi governanti, a ricredersi su quelle figure che ritenevamo essere il patrimonio delle cognizioni basilari.

Conduciamo il lavoratore alla piazza per fomentare disordini d'ogni genere ,anche verso chi vuole studiare,chi intende recarsi al posto di lavoro o desidera vivere con la convinzione di stare in uno stato democratico.

Illustri e paventati esponenti del Partito Democratico,diffondono pretestuosi appelli contro i Politici che,ricevuto un consenso dagli elettori,oggi sono in uno stato di disagio che viene cagionato dalla opposizione.

Illustri lettori d'ogni censo e casta non ritengo possano appellarsi a democratici,perchè tale non é il loro comportamento,tale non é il linquaggio etico-comportamentale degli uomini che dovrebbero sedere sugli scanni più alti della società.

Ebbene sì ,allora ben venga la lezione americana ,nel segno di quel comportamento raro negli uomini che credono nei valori della democrazia ,di quest'atto,oltreché assumerne l' insegnamento,in molti lo dovremmo meditare vieppiù su ciò che é bene o male per il proprio paese.

L'America,é un popolo democratico,l'Italia probabilmente é ancora agli albori per assumere atti concreti che,l'uomo deve manifestare anche quando esce di scena.
Tanto darebbe dignità a se medesimo ed a tutti quelli che ha rappresentato.

Ho detto

Aaronn

venerdì 7 novembre 2008



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7 novembre 2008
POLITICA
Un buon politico non chiama la piazza,ne esterna gaffe.-

Veltroni, continua con il trasformismo di maniera ed il Premier, gaffeggiando, lo segue a ruota.
E si, l'ill.Veltroni,persiste a voler dimostrare agli Italiani che, con la vittoria americana di Obama ,ha vinto anche il Partito Democratico."E no, sig. Veltroni,vorrei appellarlo,in prima persona, con i titoli accademici da ella conseguiti,ma non sono informato del possesso dei suddetti conseguiti, perchè avrei voluto meglio qualificarlo,pazienza.
Gli americani hanno votato un lider Democratico,bene ,ma lei non può provarne giovamento,perché l'essere democratici in America, é tutt'altro modello di vivere, tutt'altra politica non immaginabile alla sua, perchè comunista ella era e tale è rimasto.
Allora gentile signore della piazza, speculare sull' altrui politica e sulla statura dell'uomo che,purtroppo non ha la misura nel dialogo e del quale,a ragione, non ne condivide le "gaffe",Ella non può, affrancarsi con la identificazione del cambiamento americano e di conseguenza dettare le norme del buon governo quando le vostre precedenti hanno creato solo sfacelo,sostegni alla vostra casta ed impoverimento della classe impiegatizia e pensionale. A me, il suo,sembra un atto trasformistico.E' come dire agli Italiani:
E' già buon segno,anche l'America siamo noi,ma così non é, Illustre Sig.Veltroni,perchè? Perchè finalmente gli italiani hanno capito il colore ed il segno della vostra risma (Catto-Comunista),lo hanno capito i radicali e tant'altri di colore e progenie diverso.
Lo sa ella chi non ancora si capacita del più grande imbroglio di trasformismo italiano? La signora Bindi ,l'unico politico che, nonostante un certo cattolicismo abbia preso le distanze da costei,ella imperterrita, continua a strattonarle il giacchino.
Insieme forse siete i soli a credere che, mischiando le carte,come siete soliti fare,potreste spuntarla,benché l'aiuto ,CGIL, ( ricca delle deleghe dei lavoratori ), da ella diretta, possa portare,attraverso la piazza, consensi di massa idealistica,ma non pratica.
Purtroppo per ella,quest'Italia non é più per cretini e non comprende,vieppiù,come, il suo antagonista Presidente del Consiglio, non riesce a porre freno a quel comportamento natural- linguistico proprio che fa tanto discutere e cagionare nocumento alla facciata d'Italia ed agli italiani .-

Aaronn

sabato 11 ottobre 2008

Letter from Washington DC: La Casa Bianca smentisce Berlusconi. Bella figura!

Letter from Washington DC: La Casa Bianca smentisce Berlusconi. Bella figura!


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Gentile Oscar Bartoli

Giorni addietro,prima che nascesse il polverone che addebbitava al Dott.Berlusconi una sua notazione attraverso la quale sarebbe stato un buon provvedimento chiudere i mercati,ad onor del vero,anche a me,che seguo i mercati da un bel po di anni,era venuta l'idea che sarebbe stato un ottimo provvedimento se la consob avesse provveduto ad una decisione in tal senso.
E' ovvio che il mio è stato solo un pensiero ,inconscio delle regole che sedimentano nella finanza,ma se tale è stato,è stato solamente riferito al solo mercato italiano.
Pertanto ,se il Dott.Berlusconi avesse detto qualcosa in tal senso ,sono quasi certo che si é riferito solo ed esclusivamente al mercato di Piazza Affari giammai di quello americano o di un altro paese.
Sono infatti convinto che in simili frangenti é opportuno che si agisca nella sospensione della Borsa Italiana e, se cosi' non sarà la speculazione continuerà a far da padrona a danno dei soliti investitori risparmiatori.
Per donte, la prego cortesemente di non acchiappare la prima mosca che svolazza nel nulla e nella incoscienza.
Sono conoscitore che Ella non predilige questo governo ,come tanti ,perciò ,mi creda sono convinto che anche il portavoce della Casa Bianca ,si é pronunciato in maniera avventata per non avere capito o bene saputo .
Ella,ha tutt'altra statura e qualificazione di quella disgregatrice ed avventata dei buoni Veltroni e Di Pietro,tuttalpiù, mi sembra tanto distante dal loro inferocito accanimento che ,purtroppo non sta giocando a favore del popolo né del governo italiano impegnato ,in atto, alla soluzione di problemi che interessano gli italiani tutti in prima persona.
La saluto con distinzione.-

Aaronn, ossia
Salvatore Casales

domenica 7 settembre 2008



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L’AMERICA CHE CI PIACE



Leggo sul Giornale .it del 6-09-08 di Paolo Guzzanti :

Ero negli Stati Uniti con parenti e amici americani quando si è svolto il primo confronto indiretto, nel corso dello stesso show, fra i due aspiranti presidenti, Obama e McCain. Ciò che mi tolse il fiato, stupefatto dalla chiarezza della politica americana fu l’onestà dei due, e la secchezza sorridente di John McCain. Obama è un uomo intelligente, ma non affascinante quanto John F. Kennedy che come «primo cattolico alla Casa Bianca» fece altrettanto scalpore quanto il primo afro-americano, ma con un vivido sogno per l’America che ha in mente: ciò che da noi Veltroni e i suoi neanche si sognano. Nessuno dei due evase le domande dirette, ma fra i due chi emerse per la sua franchezza, trasparenza e determinazione fu McCain. L’intervistatore chiedeva: «Crede nell’esistenza del male? E se ci crede, che cosa intende fare?». McCain disse con occhi chiari e faccia aperta: «Il male esiste e il nostro compito è sconfiggerlo». Una dichiarazione di guerra e di fede. Obama si era arrampicato sugli specchi per evitare il punto cruciale spiegato dal candidato repubblicano: l’America, di fronte al male, deve usare tutti i mezzi della ragione, senza però perdere di vista il suo obbligo alla fermezza nei principi: l’Europa può arrendersi a Monaco davanti a Hitler; l’Europa può accomodarsi davanti all’espansionismo sovietico; l’Europa può far finta di nulla di fronte alla sfida del fondamentalismo islamico, l’Europa può fare boccucce di fronte al nuovo espansionismo russo. L’Europa, ma non gli Stati Uniti d'America che hanno partecipato alla distruzione di tutti gli imperi: da quello spagnolo a quelli britannico e francese appoggiando la decolonizzazione, da quello giapponese a quello russo, a quello tedesco e italiano. Io guardavo McCain estasiato, pensando all’Italia delle “convergenze parallele”, dei “non solo ma anche”, dell’andreottismo multicentrico, del patto fra Aldo Moro e i terroristi dell’Olp e libici, dell’Italia così determinata a non contrastare le azioni russe per rivendicare l’impero ex sovietico. McCain considera la guerra in Irak con realismo, ammettendo che gli Stati Uniti quella amara guerra che è costata tanto in vite umane, la stanno vincendo: in Irak l’embrione della democrazia ha attecchito, come attecchì nel Giappone dopo Hiroshima e Nagasaki sotto il pugno di ferro del generale Douglas MacArthur che scrisse la Costituzione giapponese, costruì il Parlamento di Tokyo e usò la forca contro i criminali di guerra.
McCain alla domanda se fosse “pro life”, cioè antiabortista o no, ha risposto senza esitazione e senza retorica, «pro life».
E ha marcato con un colpo di spada la sua scelta politica prendendo nel ticket Sarah Palin, il “ciclone Sarah” che nessuno conosceva e che esibisce come un vitale segno di forza la bambina down che ha voluto mettere al mondo e che parla di sé con il gusto della provocazione frontale, del gusto americano di onorare la lezione cristiana che dice «sia la tua parola sì sì, no no». Vorrei vedere quali e quanti politici sarebbero in grado di dire di se stessi che la differenza fra loro e un pitbull è soltanto il rossetto (o la penna stilografica). Ho provato un’invidia nera per l’America che sta per votare, per la parte della mia famiglia che voterà, perché la scelta degli elettori è limpida, forte, aperta. Una scelta che non coinvolge solo interessi, ma l’Anima americana. Penso che alla fine vincerà McCain e che Obama perderà, come perse John Kerry che tutta la sinistra mondiale dava per vincitore. Il candidato repubblicano ha scommesso infatti su un’America che ritrova se stessa, mentre Obama ha scommesso su un’America che possa superarsi negandosi: una operazione coraggiosa, ma fragile di fronte alle sfide di politica estera. Certo, McCain che ieri ha pronunciato il discorso di accettazione promettendo la guerra contro “la casta” di Washington, resta pur sempre un Old Boy, un americano bianco con le sue radici europee, mentre Obama è in parte uno straniero, la cui pelle non deriva da quella degli schiavi americani, ma da un intellettuale africano che comparve sul suolo degli Stati Uniti per fare l’Università.

Il mio Commento :

L'articolo si commenta da solo ,tanto viene detto che ,l'invidia mi pervade,come Italia ed America entrambi paesi democratici, hanno filosofie di vita,di progresso,di rinascita e comportamenti tanto diversi ,dalle quali i nostri politici dovrebbero farne ammenda.

Oggi,invece in Italia, assistiamo al turpiloquio,alla illealtà,alla non vedenza di chi vive in stato di precarietà,al proselitismo sporco dei favori che si ricambiano,alla non chiarezza della politica Italiana che tanto ci degrada oltre oceano, mentre i politici blaterano ai bisogni del popolo,interiormente pensano al sapore del potere che il miglior scanno loro produrrà.

E nel contesto etereo in una notte pensante, dove i rumori del giorno si annullano, la miglior riflessione suggerisce che l'Italia non può meritare l'agonia politica alla quale assistiamo,non può assistere ad una neutralizzazione dei principi cristiani che scuola e famiglia ci hanno inculcati.

Non può assentire alla innaturazione di esseri che,in virtù di una diversità fisiologica vorrebbero accaparrarsi dei titoli essenziali ,propri ed appartenenti ai soggetti preposti.

Allora mi va di fare una considerazione che, potrebbe desumere dal banale ,ma che tale non é perchè ,sono convinto che la giusta cultura d'ogni essere che si accinge a capire deve derivare da una scuola sana; I principi di apprendimento devono possedere il carattere della evoluzione e non possono e non devono cancellare tutto ciò che di positivo hanno espresso nel passato ;Tanto,non deve essere assunto come azione conservatrice,che anch'essa deve avere un progresso,ma di restauro dei principi che hanno avuto origine dai valori fondanti nell'uomo.
E se l'america oggi,é per molti di noi un riferimento di vita,di azioni,d'essere,é perchè non tutto del passato é stato cancellato.

Ecco perché uomini come McCain , Obama , Sarah Palin e Illary Clinton sono ,benché nella loro diversità del pensiero politico, identici in lealtà ,in chiarezza,educazione e dovrebbero esser di esempio per tanti che ,attraverso la politica dicono tanto di democrazia ed il giorno appresso la perdono nei salotti del perbenismo politico.-
Ho detto . :
Aaronn

Pubblicato il 7/9/2008 alle 8.0 nella rubrica Diario.
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giovedì 4 settembre 2008



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DALLE ELEZIONI D'AMERICA,OGGI NASCE L'ENERGIA POLITICA.-

La nuova energia politica ?Con Sarah Palin.

Strategia - immagine ,fanno parte da sempre,dall'antico progetto americano per imprimere alla volontà delle folle il nuovo che si desidera realizzare.

In un'America che si appresta ad eleggere, e quindi a dover scegliere,fra non molto, l'uomo o la donna che possa portare a mutamenti positivi, dopo anni di governo mediocre, sono necessarie scelte ardue,ma soprattutto l'Uomo con una grande personalità carismatica .

L'america sia democratica che republicana, fino ad ieri, non credo che avesse proposto uomini alla presidenza con quella immagine forte di quel carisma che l'uomo più potente del mondo deve avere,e mi ero quasi fatta l'idea,errata,che non ne avesse .

Anzi ero deluso ed incerto sul considerare come L'America,la nazione più progressa del mondo ,non avesse l'UOMO detentore d' una certa enfatica e coriacea personalità che potesse infuocare le folle. Sicuramente la signora Clinton avrebbe avuto più numeri del giovane Obama,nell'amministrare lo stato più potente del mondo,ma la vera democrazia é tale quando attribuisce al popolo di scegliere liberamente l'uomo che abbia potenzialità politica,strategica,ma sopra ogni cosa che ,nel suo precedente abbia dimostrato d'essere di buoni costumi.

E' saputo che le donne al mondo sono di gran numero superiore alla presenza dell'uomo sulla terra, ed è stata sempre la donna a non vedere bene nella sua consimile, per tutti i tanti aspetti che ,in questa mia relazione ,non sto ad enucleare, una rivale in bellezza,in intelligenza ,come donna essenzialmente.

Fatta fuori la Illary,benché l'uragano Obama abbia dato il tutto di se,non credo che quest'ultimo, possa vantare esperienze e destrezze strategiche sia in politica interna che estera ,da mutare i destini d'America e non solamente per la sua giovane età,ma perchè,purtroppo in lui ho notato "il ciarlatano" che con la sciorinosa dialettica tenta in tutte le forme mediatiche d'incantare le masse ,che con la parola facile vorrebbe di tutto fare,ma fra il dire ed il fare,miei cari lettori ,c'é molta strada da percorrere e molto da navigare.

L'america,probabilmente lo voterà,ma non ne uscirà felice e soddisfatta, e dopo i primi sei mesi ritornerebbe a tutti i problemi che di negativo detiene .

Allora,ecco rinascere nella fazione repubblicana,l'energia politica,con la proposizione al gradino vicino al Presidente d'America ,d'un personaggio in contrapposizione alla Sig.ra Illary,una bella presenza di donna,con relativa esperienza,ma con quella bella presenza che non ricusa le masse ,ma le avvicina per mostrare tutto ciò che di bello e pulito può essere vicino al successivo Presidente.

Insomma l'immagine di una donna di famiglia che possa esprimere serietà,sentimenti e valori cristiani irrinunciabili e sui quali si deve esprimere la moltitudine.

Una bella scelta di McCain,soprattutto perchè nella identificazione del bello,del gradevole, dei valori ,ha fatto rinascere una nuova speranza negli americani,ma dettando, soprattutto, i lineamenti della nuova energia strumental- politica.-

Aaronn
Pubblicato il 4/9/2008 alle 9.0 nella rubrica Diario.
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lunedì 1 settembre 2008




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Anonymous Aaronn

Un commento su " ALITAGLIA di O.Bartoli. " da: Letter from Washington DC.-

Carissimo O.Bartoli.
Nel leggere il suo articolo "Aritaglia" non riesco a sottacere al suo sindacalismo di prodiana memoria. Se , prima pensavo ad una sua legittima e democratica esternazione,d'ulivo-ideal,adesso nel leggere i suoi articoli, in essi, percepisco un vero accanimento avverso l'attuale politica che gli italiani si sono voluti dare in un legale consesso popolare.
E, come si soleva dire un tempo a scuola che,ad ogni azione corrisponde una forza uguale e contraria, io le dico, con mero rispetto,che Ella è l'incarnazione specifica dell'antico e concreto detto। Nello specifico dell'articolo in questione,mi permetto, non con mie considerazioni ,ma riportare un articolo, oggi letto sul quotidiano "Corriere della sera" di Dario Di Vico, attraverso il quale informa in maniera dettagliata della vicenda "Alitalia,"che gliene consiglio la lettura. Cordiali saluti

Salvatore Casales

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Corriere della Sera > Economia > «La nuova Alitalia? Né a destra né a sinistra»


«Da sempre ci muoviamo così senza badare al colore della coalizione che governa il Paese — dice l'amministratore delegato di Banca Intesa Sanpaolo —. Chi sia il presidente del Consiglio e quale la maggioranza che lo sostiene, al fine delle nostre decisioni è irrilevante. Anche al governo Prodi abbiamo offerto la nostra collaborazione sul dossier Alitalia, ma non si sono create le condizioni».

MILANO - «E' un piano serio, è un piano che può permettere ad Alitalia di tornare a competere e crescere sul mercato. E' un piano difficile, perché difficilissima è la situazione in cui si trova Alitalia. Non è paragonabile al piano di Air France, perché quest'ultimo faceva scomparire Alitalia come azienda autonoma e comunque era prima della crisi del petrolio che ha fatto fallire decine di linee aeree e che la Iata definisce paragonabile a quella post 11 settembre. Anche il presidente di Air France, Spinetta, mi ha confermato che la loro proposta sarebbe stata del tutto inadeguata a risanare Alitalia alla luce degli eventi successivi. In ogni caso se ci saranno offerte migliori il commissario le valuterà sicuramente».
Ma cosa qualifica il piano rispetto alle precedenti ipotesi?
«Il raggiungimento, grazie ad AirOne, di una dimensione sufficiente per il rilancio del vettore sul mercato non solo domestico, ma anche internazionale. La produttività e un servizio che saranno in linea con i migliori concorrenti. Il completo rinnovo della flotta unito al ridisegno del network per soddisfare le esigenze del mercato italiano. E poi una grande alleanza internazionale».
Eppure la critica che vi viene rivolta è di far arretrare la cultura di mercato.
«Al contrario, è un piano di mercato ed è finalmente una privatizzazione di Alitalia da tanti anni tentata e mai riuscita. Credo nel libero mercato e credo di aver contribuito allo sviluppo della concorrenza sia ai tempi della telefonia mobile, che alle poste, che in banca. Se oggi l'Italia ha due banche tra le prime del mondo è grazie alla formidabile iniezione di concorrenza che si è saputo introdurre nel settore. Privatizzazioni e liberalizzazioni che hanno portato al consolidamento, alla crescita e a uno standard di innovazione mai viste precedentemente».
Ammetterà che il rilancio dell'Alitalia avviene però sotto il segno della cultura dei campioni nazionali e della deroga alle norme antitrust.
«Ogni settore ha le sue regole del gioco e non esistono schemi di privatizzazione validi per tutti. Ogni grande compagnia europea è prima di tutto campione nazionale a casa propria, con posizioni dominanti che arrivano in qualche caso al 90%, come in Francia. La nuova Alitalia arriverà a meno del 60% ed in ogni caso l'Antitrust vigilerà. Se poi lei si riferisce alla tratta Roma-Milano il vero concorrente è il treno che in un paio di anni potrà raggiungere anche il 50% del mercato».
Il rischio però è che si tratti di una privatizzazione pagata dai consumatori.
«Non sarà così. Il nostro piano è nell'interesse sia dei consumatori sia dei cittadini. E' nell'interesse dei consumatori perché migliora il servizio e aumenta l'efficienza. Tiene conto anche degli interessi della comunità nazionale. Salvaguardare l'italianità della compagnia di bandiera serve a rafforzare le chance dell'Italia in campo turistico e renderla più aperta agli scambi e all'internazionalizzazione. Sono valori economici anche questi».
Italianità? Ma Air France o Lufthansa o British Airways potrebbero fare un calcolo di questo tipo: mettiamo un piede dentro pagando solo il 10% e poi domani facciamo il colpo dando un po' di soldi agli imprenditori e ci prendiamo tutto. Nel frattempo il "lavoro sporco" lo avranno fatto gli italiani. Qualcuno è arrivato a evocare il paragone con l'ingresso di Telefonica in Telco.
«A parte che l'operazione Telefonica- Telco aveva ed ha una sua logica di cui non ha senso parlare in questa sede, il paragone è comunque sbagliato. La stragrande maggioranza del capitale di Alitalia resterà in mani italiane e tutti gli azionisti hanno accettato di vincolarsi per cinque anni. Noi abbiamo creato le condizioni perché nel 2013 arrivi una compagnia tricolore viva, più efficiente, più competitiva. A seconda di come sarà l'industria del volo allora sarà possibile tracciare il miglior futuro per questa compagnia».
Si dice che gli imprenditori che sono entrati in Alitalia hanno realizzato una sorta di scambio con la politica. Eugenio Scalfari lo chiama "imbroglio". Puntano una fiche sugli aerei ma intanto ricavano migliori condizioni nelle concessioni autostradali, fanno il pieno dei lavori dell'Expo e godono di tanta tanta benevolenza governativa.
«E' una insinuazione sbagliata, pregiudiziale e non vera. Tutti gli azionisti hanno esaminato con grande attenzione il piano ed hanno deciso di investire perché lo apprezzavano come imprenditori e per i risultati economici che si propone di raggiungere. Certamente tutti hanno dato importanza anche al fatto di poter contribuire ad un progetto utile per il nostro Paese, ma la valutazione fondamentale è stata per tutti di tipo imprenditoriale. Guardando la lista di investitori, la maggioranza non ha neanche rapporti con il mondo pubblico».
Ma la figura di Roberto Colaninno primus inter pares non rischia di compromettere l'equilibrio della compagine azionaria?
«Tutti si sono riconosciuti nella scelta di nominare Colaninno presidente e Sabelli amministratore delegato. Sabelli ha condiviso fin dall'inizio le scelte del piano e ha contribuito alla sua messa a punto. Quando anche Colaninno si è aggiunto alla squadra si è potuto riformare un tandem che ha già conseguito grandi risultati in altre operazioni. Contiamo poi sul contributo di tutti gli azionisti e, in particolare, saranno importanti la competenza e le professionalità apportate da Carlo Toto. Senza AirOne l'operazione non sarebbe stata possibile e non avremmo le dimensioni necessarie, gli aerei, la quota di mercato per riuscire».
Quale sarà il ruolo di Intesa?
«Nelle ultime settimane abbiamo svolto un ruolo strategico di pianificazione e coordinamento del progetto. A questa prima conclusione positiva si è arrivati innanzitutto grazie all'impegno di Gaetano Micciché e del suo gruppo di lavoro e poi di tutti gli imprenditori che hanno creduto in questo progetto. Ora come Intesa Sanpaolo assumiamo il ruolo di azionisti insieme agli altri».
E il dibattito interno al gruppo Intesa Sanpaolo come prosegue? La stampa ha parlato di visioni diverse tra il Consiglio di Sorveglianza e quello di Gestione con il timore da parte del primo di favorire eccessivamente il governo Berlusconi.
«La dialettica è sempre utile per arrivare a decisioni giuste e condivise. Sia il Consiglio di Gestione che quello di Sorveglianza hanno interpretato al meglio il proprio ruolo e fornito il loro contributo. Tutte le scelte su quest'operazione sono state fatte all'unanimità sia nei due consigli sia nei comitati strategici della banca. Non è mai sorto il problema del cui prodest, ma si è discusso sempre e solo della validità del progetto, così come nei molti altri casi in cui la banca ha impegnato del capitale per rendere possibili grandi progetti di ristrutturazione e rilancio di aziende italiane».
Un indirizzo che avete seguito e seguirete con tutti i governi?
«Da sempre ci muoviamo così senza badare al colore della coalizione che governa il Paese. Chi sia il presidente del Consiglio e quale la maggioranza che lo sostiene, ai fini delle nostre decisioni è irrilevante. Anche al governo Prodi abbiamo offerto la nostra collaborazione sul dossier Alitalia, ma non si sono create le condizioni ».
A suo tempo la banca sostenne la proposta d'acquisto da parte di AirOne.
«Seguiamo la vicenda da due anni. In una prima fase abbiamo sostenuto l'offerta AirOne ma non si è creduto nella bontà del nostro piano e non siamo stati ammessi neanche alla due diligence. Nella fase successiva in cui la crisi di Alitalia si è aggravata e siamo entrati in una fase diversa e più critica. La somma Toto più Alitalia non era più sufficiente per affrontare l'emergenza Alitalia e i nuovi prezzi del carburante; servivano altre energie imprenditoriali e le abbiamo trovate. L'Alitalia, per poter attirare capitali, aveva bisogno di un risanamento e riorganizzazione ancor più profonda».
Lei la chiama riorganizzazione profonda ma i suoi critici dicono che si tratta di un revival della vecchia e perniciosa attitudine italiana a privatizzare i benefici e a socializzare i costi. Addossando allo Stato esuberi di personale, indennizzi ai piccoli risparmiatori e quant'altro.
«Penso solo una cosa: il fallimento dell' Alitalia scaricherebbe sulle spalle dello Stato oneri di tutti i tipi. Qualcuno fa finta di dimenticarselo e dimentica anche che la compagnia è stata ridotta in fin di vita da anni e anni di cattiva gestione e di responsabilità diffuse».
Si parla molto in questi giorni di una collaborazione tra il governo di centro- destra e le più importanti realtà imprenditoriali e bancarie del Paese. C'è chi è arrivato a paragonare il piano di risanamento Alitalia alla commissione Attali varata in Francia dal governo Sarkozy. E del resto anche lei in più occasioni e in tempi non sospetti ha sostenuto che una esperienza à la Attali avrebbe fatto bene all'Italia.
«Accetto il paragone almeno in parte. La commissione Attali è stato sinonimo di un impegno no partisan, di interventi economici e infrastrutturali coordinati in vari settori, di progetti di lungo termine che mobilitano risorse pubbliche e private. Anche in questo caso la ristrutturazione di Alitalia non potrà, ad esempio, prescindere da una riorganizzazione del sistema aeroportuale. L'Alitalia non è né di destra né di sinistra. Questo è il nostro modo di lavorare».
Ma la logica Attali può estendersi dall' Alitalia anche ad altri progetti. Senza essere particolarmente originale penso alle infrastrutture…
«Ci sono progetti Paese che vanno sicuramente al di là dei tempi della politica. Ci sono opere nel campo della scuola, della giustizia, dei trasporti che ogni governo dovrebbe portare avanti facendo il suo pezzo di strada. Credo sinceramente che questo sia l'auspicio di moltissimi italiani, che magari non hanno mai sentito parlare di Attali, ma che vogliono vedere i problemi risolti e non ricominciare da capo in una direzione diversa ad ogni cambio di governo».
Non tutti ricordano che in definitiva è stato il sindacato a bocciare il vecchio piano Spinetta e ad affossare l'ipotesi Air France, non teme che possa accadere lo stesso anche questa volta con il piano Intesa?
«Tutti i progetti di risanamento e rilancio che ho vissuto, li ho condivisi con il sindacato. La mia esperienza dimostra che anche in caso di ristrutturazioni aziendali difficili, di fronte a piani credibili, onesti e di sviluppo il sindacato non si è mai tirato indietro. Confido che anche questa volta vada così e che si abbia il coraggio di fare in Alitalia ciò di cui l'azienda ha bisogno e che non ha fatto negli ultimi anni».


Dario Di Vico
01 settembre 2008

September 1, 2008 6:34 AM

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mercoledì 23 luglio 2008


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Di Pietro: «Comportamenti da nuova P2» .Mentre il suo comportamento é fomentare la folla ed incitarla al disordine.-
Piazza gremita-

Di Pietro scalda i girotondi -

Di Pietro: «È tornata la P2»-

E Grillo attacca Napolitano-
Loro si sarebbero vergognati.
Aizzare le masse contro il capo del Governo ?Contro il Capo dello Stato,Contro il Santo Padre ,non mi sembra un atto legale,ne etico-morale,ma un'azione tendente a creare disordini e conflitto fra i cittadini.Non credo che ogni comune cittadino ,si possa permettere di fare ciò.Tanto ,costituisce atto contro lo Stato.Ciò premesso,i signori della coalizione del P.D.,sapevano ,ben conoscevano che il Presidente del Consiglio aveva degli atti procedurali sospesi,come mai non li hanno sbandierati in campagna elettorale?
Avrebbero esercitato un atto di normale strategia elettorale,non lo hanno fatto.Oggi Il capo dell'I.D.V., si legge dai quotidiani, scarica Veltroni. Cio' era nelle previsioni e il Diplomato Veltroni,accogliendo,compassionevolmente ,una pecorella smarrita,ha commesso un grave deficienza politica.
Adesso; Come zittire un cane sciolto ? Oppure l'indegno Grillo , conduttore ostico e annoso parolaio d'un soffocato comunismo mai identificato alla sua cultura d'estremismo di sinistra?
Nell'attualità, questa gente,sta trasmettendo il costume della intolleranza ,nei suoi vari aspetti.
Nel Governo attuale,ci sono molte sapienze ed allora ?Illustri lettori d'ogni censo e casta , queste ultime ,devono apprestarsi, a usare i loro cervelli, per far cessare questo malcontento che,gli Italiani tutti, non gradiscono più.-
Aaronn é
.Sal.Casales

sabato 28 giugno 2008


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Nel Colleggio dei Conti Testasecca
in Caltanissetta


Ci passu sempre vicino addu culleggiu anticu,
Ca mi vitti silenziusu carusiddu
assimi a tanti suli orfanelli,
picchì lu patri e la matri ci mancava
e li parinti luntani, purtati l’avivanu ni lu cunventu.

Ci pinsu sempre a ddi monachi di niguru vistuti,
quannu m’arriciviru ni li vrazza,
comu fossi statu un figliuzzu diddi ritruvatu,
tantu mi sbattivanu a dritta e a manca,
tantu mi dittiru ,d’amuri, ddi sorelli mai scurdati.

Timpi fuiuti, ca tignu ancora ni la menti,
vissuti d’un nuccenti senza matri,
ca m’avissi datu tutta la so vita,
cu un sulu patri ca tantu mi pinsava e sustiniva,
anchi si navota a simana mi viniva a truvari .

Ci pinsu ancora a ddu colleggiu Testasicca,
accussi superbu , cu li curritura lunghi ,
cu li me cumpagni ca suffrivanu di stenti,
ca dda ci stavanu picchì nun’avivanu nenti,
mentri iu c’aviva u patri sulu , m’aviva adattari a ddi turmenti.

Quannu arrivava la bedda primavera ,
ni la campagna vicina ni purtavanu li sorelli
a passari na iurnata, pi svariari o pi iucari,
mentr’ iu,vivinnu ddu timpu, cuntentu, affunnava li me manu,
fra papaveri russi e campanelli.

Quannu po, lu suli ni dda campagna tracuddava,
stanchi, riturnavamu ni lu colleggiu,
ed iu, felici e suddisfattu,
all’istanti m’addurmisciva ,
sunnannumi ddi sciuri profumati

e dda iurnata bedda ;
Lu sabatu ca stava p’arrivari,
e li festi di natali luntani ancora,
eranu un signali ca me patri
a casa,ni li vacanzi, m’aviva a purtari.

Mi sunnava la bedda festa, di natali
e chiddu ca c’era ni dda *strata a foglia* ,
li nuveni adorni di murtidda,
di frutta frisca, ca pariva di marturana,
e li zampugnara,ariusi, ca sunavanu cu stentu,

pi lu vinu ca tinivanu ni la menti,
mentri iu cuntentu ,vistitu a novu
e la manu affirrata a ddu me patruzzu,
pinsava, ni lu sonnu, a l’orfanelli du culleggiu,
senza nuddu, ni ddi festi ,putivanu dari la manu sulu a li sorelli .-

Aaronn



22/06/08 14.59.52

venerdì 6 giugno 2008



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Ho sempre amato la vita.
Chi ama la vita non riesce mai
ad adeguarsi, subire,
farsi comandare.
Chi ama la vita é sempre
con il fucile alla finestra
per difendere la vita...
Un essere umano
che si adegua, che subisce,
che si fa comandare, non é
un essere umano.
Oriana Fallaci 1979

martedì 3 giugno 2008

"Caro benzina ? - Prodi nella storia?

Gent. Dott. Oscar Bartoli

Prima mi accingo a rispondere al suo articolo sul : "caro benzina e vendite auto in USA"; Succesivamente sul: " Prodi secondo Amato :
Sul primo articolo Ella traccia il problema caro benzine come un accadimento negativo che, molte famiglie americane stanno subendo , é anche un pseudo-adeguarsi all'evento che, a rigor di memoria, non ne ricordo dei simili. Ma siamo sempre in America ,dott. Bartoli ,dove il reddito medio dei suoi abitanti mi sembra il più alto nel mondo ,nonostante l'economia stia subendo il passo.
In Italia la vicenda ,invece, sta per assumere aspetti devastanti per il ceto medio che, non solo ha già iniziato a limitare l'uso del proprio veicolo,ma il caro petrolio,avendo fatto lievitare, assieme all'avvento dell'Euro,i prezzi dei beni di prima necessità e non,da tempo ha messo ko molte famiglie,in relazione di monoreddito, a non potere vivere con dignità,con salari e pensioni che non consentono di finire il mese .
Vede gentile dott. Oscar? Il suo bell'articolo coinvolge stati diversi,con l'identico dramma che,ne dovrà convenire, i cui effetti saranno deleteri,per gli Italiani, e in dismisura ,se non si provvederà adeguatamente.
A motivo di quanto sopra,mi sembra lineare riallacciarmi al suo secondo post;
*Prodi secondo Amato* : Certamente l'accenno, posto in essere a due signori della politica internazionale, dal mio punto di vista,nutre delle riserve e non si dichiara per nulla concorde nel leggere una sua considerazione che,vorrebbe il dott.Prodi nei libri,mi creda ,in Italia ,costui non gode della uguale stima ,da lei ravvistata.
Sicuramente delle conquiste ve ne sono state ,ma il traguardo, quello indirizzato avverso la classe meno abbiente é stato eluso e lo sa perché? Per aver avuto il dott. Prodi la bramosia d’essere il Magister del "Buon Governo" e d'aver fatto coschetta con quelli che Ella chiama riformisti. Anche loro avevano ragione : desideravano un lavoratore con più dignità,meno esposto ai pericoli , che padroni non sanno bene tutelate ; Desideravano una politica per i più poveri affinché divenissero meno poveri.
Invece i ricchi,oggi ,sono più ricchi di prima,la classe media,soprattutto, con uno stipendio e dei figli a carico sta subendo il caro petrolio e l'euro,non perché di matrice di prodiana memoria,ma perché ,i soliti ricchi Lo hanno utilizzato e speculato, perché nessun freno é stato premeditato e posto in essere, per divenire atto e mezzo di liberalizzazione monetaria equa alla lira italiana .

La saluto cordialmente

Aaronn

La radio on line

lunedì 2 giugno 2008

Il valore dei fiori


"http://Aaronn.ilcannocchiale.it">

Il valore dei fiori

Siamo dei semplici fiori di campo,
ci hanno piantati per rendere vive le aiuole,
probabilmente, abbiamo poco valore e poca incidenza nei nostri amatori che,
hanno avuto lo scopo primo di farci vivere
e, con i nostri colori, portare ,
luce e tanta felicità a chi ci versa gratuiti sguardi.

Allora ,gentile e occasionale viandante,
non ci estirpare per portarci in altro lontano luogo;
Noi ne patiremmo tanto,
fino a lasciare per sempre il contatto con te medesimo
e allora ,in tanti, verrebbero privati dei nostri colori,
dei nostri profumi,della nostra bellezza,
ma viepiù,della serenità che,il più delle volte,
riusciamo a infondere.


Aaronn

domenica 1 giugno 2008

'Don Zeno. L'uomo di Nomadelfia'
Un nuovo eroe buono.-
Chi sono i Saggi:
Uomini che manifestano, il silenzio come atto atemporale per elevarsi allo stato del trascendente, il coraggio, l’umiltà e la comprensione ,quali virtù che esprimono l’espressione e la distinzione dell’iniziato,che non ha bisogno della parola per farsi intendere,ma di una grande forza d’animo, quella di non svelare i misteri ai quali è stato ammesso. Per questo motivo, attraverso il linguaggio del silenzio,possiamo potenziare forme di pensiero,la maturazione di un atteggiamento etico intellettivo, rivolto alla comprensione di un’etica,alla sua applicazione nel mondo,alla sua maturazione in riferimento ai mutamenti dell’umana collettività.
AARONN


domenica 18 maggio 2008

FERMO CON LE MANI



Fermo con le mani

E' un bel film di Totò del 1947 ,probabilmente uno dei primi.
Totò vive di espedienti,in un istituto di bellezza travestito da donna ,mentre massaggia la cantante Eva viene scoperto dall'amico di questa e licenziato.Divenuto custode del teatro dove Eva canta salva uno spettacolo sostituendosi con successo al direttore d'orchestra col quale dopo una lite finisce in questura.Qui scopre di essere erede di una famiglia aristocratica e ricca.

Il bellissimo film ,nella sua trattazione autentica vuol dire di più delle curiose scene alle quali assistiamo . La miseria d'un tempo ,l'arte d'arragiarsi del napoletano ,l'intelligenza che emerge sulla ragione delle cose quotidiane.

Ma ,vieppiù ,la mia modesta critica ,ha visto emergere in questo film,come il senso della dignità individuale ,anche allora,assumesse parte integrante nella rivendicazione dell'uomo umile,ma sano di quei tanti principi,oggi alquanto lontani da vedere la loro applicazione.-

Cercate di vederlo,renderà più armonioso il vostro fine settimana.-

Aaronn

sabato 17 maggio 2008

- L'essere mito -

Cos'è l'uomo mito ?
Spesso dai risonanti avvenimenti che interessano l'uomo , per la moltitudine dei fatti che possono interessare il sociale, da quest'ultimo si ricava o si costruisce una identità diversa dal comune sentire .

Questo è quanto detto in riferimento all'uomo mito.

Ad un uomo che, per quanto dice o per quanto esercita la sua azione, quest'ultima, anche se con libertà di principi, è resa a conforto di una franchezza propria .

Mito ,dunque ,ritengo essere colui che ,nel tempo, riesce a rimanere nella mente dell'altro o ti tanta moltitudine d'uomini, per la propria libertà di pensiero che ha esercitato e o per le imprese compiute.

Io credo che ogni persona,ogni uomo che é solito dire solamente cio' che pensa,in piena libertà, non può definirsi un mito ,nè un superuomo,ma solamente un "Uomo".

Dirà delle verità ,esporrà tutto il suo modo d'essere,magari mettendo a cagione se medesimo; Sarà in effetti un uomo vero, con la predisposizione a declamare le proprie verità,ma ,quest'ultime ,saranno solamente le sue verità che ,messe a confronto con quelle degli altri,potrebbero anche trovar consensi o dinieghi,ma per tale esclusiva cagione,quest'uomo ,non potrà essere ritenuto un mito.

Illustri lettori d'ogni censo e casta gli uomini o le donne,s'intende, nell'accezione più ampia del termine,determinate ad assumere ed a fregiarsi di tale e così pesante attribuzione o epiteto del " mito ",sono esclusivamente degli esseri speciali,non di parte che ,quanto hanno detto o fatto ,hanno esercitato un'azione avverso un pluralismo etnico ,mai vessati e mai conformi ad una statura d'uomo oggi voluta da una società che li vuole asserviti a certi schemi, ma imparziale o forse unica.

La nostra storia, ne annovera tanti di questi miti,di questi uomini che ,per noi, semplici osservatori, di evidenti avvenimenti nel sociale e non ,facilmente diremmo che per esser miti ,e dunque essere immessi e ricordati nel tempo,é necessario essere stati o essere, per le loro gesta, uomini unici ,oserei dire universali, la cui statura rimane scolpita indelebile fino ai nostri giorni e la cui trattazione rimane nella storia altra.-


P
erchè questo mio breve discorso?


Perchè molto spesso si confonde la maestà dell'uomo con un altro uomo che esprime solo proprie verità e ciò non lo fa assurgere alla dignità di " Mito".-

Aaronn

venerdì 16 maggio 2008

L'essere della ipocrisia non é essere se stessi.-





- L’essere della ipocrisia -

Quando si vuol parlare degli atti o dei comportamenti che l’uomo, nel suo modo di essere,spesso distorce a suo diretto nocumento o avverso altri, rimaniamo inibiti dal volere aprirci ad un tal dialogo in maniera cosciente ad onore e vanto della verità, per tema di guardarci dentro.

Per timore di penetrare e fare analisi su noi medesimi ,rimaniamo perplessi sull’atto speculativo che esercitiamo a danno della nostra identità o della nostra dignità.

Nel caso specifico, la mia argomentazione é rivolta all’ipocrisia”, tema ed atto emblematico, nello stesso tempo, che ,se volessimo raggiungere la sua radicalità , perverremmo all’antropologia dell’uomo ,come sua manifestazione prima, forse di ingenuità ,di un atteggiamento che l’uomo dovette assumere in un verso anziché in un altro per un tornaconto o per scongiurare un atto palese .

Allora ,se il discorso avviene in un contesto di una scuola o di un seminario,d'un convegno,vien facile produrre lusinghiero interesse nell’uditorio , ritenendo,tale atto, essere motivo di tanta riflessione perché connesso ad altri atti che,necessitano quella rettifica che,di contro, giustifica la connaturazione dell’essere uomini liberi, uomini non sottomessi alle pressioni degli accadimenti del quotidiano;

Convinti che, sovente non paga l’atto d’essere se stessi,ma paga quello dell’equa ricompensa che toglie l’uomo dal carcame della menzogna,lo toglie dal dispregio che calpesta la sua dignità.

Il tema “ ipocrisia” ,dunque, nella sua ovvietà e nel suo più intrinseco significato, allora, va trattato con ampia schiettezza non tanto per raggiungerne il suo originario significato letterale, Simulatio - onis, che rappresenta l’azione antica di un attore che ,fatta propria l’arte teatrale, portava in giro per paesi lontani storie e fiabe inverosimili , attraverso le quali , venivano raccontate gesta d’eroi , fatti di povertà ,di disastri e di calamità da interessare un certo uditorio che a quel tempo non aveva parecchie divagazioni, quanto per definire la simulazione un difetto di cui si è macchiato l’uomo.

Erano altri tempi , si, in cui egli, nella sua in genuinità ,veniva attratto dai tanti fatti che arricchivano la sua immaginazione, fatti che lo portavano lontano nel tempo ed a capire meglio ciò che conduceva al vizio o alla virtù e , probabilmente, attinse da questi attori l’arte d’apprendere e d’insegnare ai propri figli, il bene ed il male, l’arte di mostrare riservatezza ,la coinvolgenza o la non appartenenza a fatti che gli avrebbero potuto portar nocumento e tradusse tutto ciò in un modus vivendi,comportamentale che, successivamente, si tramutò in cultura.

La simulazio oggi, come ieri, è un mostrare agli altri o, per dir di più,*l’atto mediante il quale, l’uomo patteggia con se stesso un atto della sua volontà, di compierlo o non compierlo,secondo le sue intenzioni,ma di certo per apparire diverso e trasmettere agli altri il tutto ed il contrario di tutto alla sua connaturata identità , o di mostrare ciò che in realtà non possiede.*

Ma l’ipocrisia come atto nella sua estensione ormai dilagante non può’ essere ammessa come un innocente errore avverso il quale troppo spesso l’uomo ricorre;

E’ un comportamento negativo al quale bisogna riflettere e correggere questa mal celata ed incontrollata azione la cui prosecuzio, nel tempo, inficia l’essere dell’uomo inserito nell’amalgama di una società che vuole uomini liberi ed onesti.

Che dire allorché l’uomo commette l’errore più grande di tradire un’amicizia? Una fratellanza ? la propria consorte , i propri figli, il rapporto interpersonale con la società ?

Che dire dei tanti che si appropriano del titolo di “Uomini “ che si trincerano in quest’atto (l’ipocrisia) , della degenerescenza e della falsità quando si collocano in una realtà di pausa , di cautela o della malafede?

Che dire infine dell’atto di non volersi manifestare, cultura ultima invalsa nell’uomo d’oggi,che mette in evidenza solo l’atto vile di un animo incapace d’esprimere la propria opinione o il proprio libero pensiero?

Oggi l’uomo crede,con l’atto dell’ipocrita, di trarre in inganno il suo consimile,simula il suo apparire, si esalta introducendo tortuosi discorsi,si inscrive in un determinato nucleo che,il più delle volte lo rende asservito agli errori ed incongruenze degli altri; Non si accorge di scalfire,pesantemente la sua pur mediocre personalità.

Costui, è da ritenere un pover’uomo ,inconsapevole che, aldilà dell’azione,della ipocrisia , deve emergere il suo modo d’essere “Uomo vero” ,che deve costruire il suo tempio interiore,non aggrappandosi al non essere, in tal maniera,appalesandosi, avrà ,solamente,ingenerato violenza a se stesso .

Il contatto che vorrà allacciare con altri non sarà mai vicino, come egli crede,ma lontano parecchie miglia.-

Aaronn

é

Salvatore Casales

venerdì 11 aprile 2008


Il saluto ad un Collega che va in pensione

Sollecitati a partecipar al tuo affettuoso invito,
tenteremo di salutarti con il nostro fare ardito.

Diremo di te sicuramente del Tal acerboso e schietto
che dimostrar volea d’esser di rispetto;

“A esiger l’amore che a modo tuo hai dato,
per l’orgoglio che sempre t’ ha distinto,

a declamar sentenze coi vaghi versi
d’ una scuola ormai andata e fors ’ anche un po’ assopita,

a ricordar gli andati anni d’ una gioventù spensierata
che porti ancor nel core come cosa più amata “.
Sì, a tanti che amano il desio della parola buona e dell’orgoglio puro,
Noi diremo di te dell’uomo vero,

del collega che, nel dettar astratte conoscenze,
in attimi di trambusto e mistificati appelli,

la sofferenza soffocava del travaglio
con emolumenti di saggezza ed amor fraterno.

Suvvia non rattristarti con le mie parole ;
Noi non siamo soloni che tuonan sentenze,

ma colleghi veri venuti a desinare e… assieme
a Te continuare a pensare;

Pensare a tutto il nostro trascorso
fino al termine del nostro essere stato.
Aaronn é
Salvatore Casales

domenica 23 marzo 2008


U VIDDANU

Quannu sentu parlari in sicilianu,
vulissi essiri nu viddanu
ca a la fini da so’ jurnata
si leva la cuppula pa sciucarisi li sudura
e dopu aviri isati l’occhi versu Diu
ringraziari lu vulissi cu tuttu u cori
e allura, aggrampa tecchia di terra cu li manu.
E' cumu si vulissi finiri la iurnata celebrannu un ritu,
é comu si vulissi diri... Diu ti ringraziu ,
e allura..., cu soddisfazioni, si mitti a taliari la so terra
cu la manu tisa davanti all’occhi pì taliari cchiù luntanu,
voli vidiri si lu jornu apprissu avi ancora forza‘nta li manu , voli cunchiudiri na jurnata ancora
e ripetiri accussì lu cuntattu cu la terra, ca pi iddu resta sempri la so vita.-

Aaronn.:
è
Salvatore Casales

venerdì 21 marzo 2008


"Sono ormai all'età' in cui si tirano le somme e non ho fatto nulla.
Sarei potuto diventare un grande attore, e invece su cento e più' film che ho girato, ve ne sono di degni non più' di cinque.
Ma anche se fossi diventato un grande attore ,cosa sarebbe cambiato?
Noi attori siamo solo venditori di chiacchiere .
Un falegname vale certo più di noi:
almeno il tavolino che fabbrica resta nel tempo ,dopo di lui"
Antonio de Curtis